La stagione degli incendi è ufficialmente iniziata. Il caldo intenso degli ultimi giorni non lascia presagire nulla di buono. C’è la concomitanza tra incendi e alte temperature. La giornata di ieri a Reggio e nella provincia è stata caratterizzata da una quantità di incendi che hanno richiesto tempo e uomini per essere domati. E siamo solo a giugno.

Il vento amplifica e spinge le fiamme a muoversi velocemente. Ma dopo la triste estate dello scorso anno davvero si è corso ai ripari? Ne abbiamo discusso col presidente dell’Ente parco d’Aspromonte, Leo Autelitano.

«C’è un gran movimento e uno sforzo di convergenza tra i vari enti: la regione Calabria, l’Ente Parco, la Protezione civile, la prefettura che cerca di coordinare per non ricadere nella situazione che si è verificata lo scorso anno. L’Ente Parco - dice Autelitano -  pur non avendo competenze sugli incendi si è mosso vent’anni fa con un suo progetto di avvistamento, sensibilizzazione, coinvolgimento delle associazioni del territorio e dei contratti di responsabilità, quando nessuno si poneva il problema».

«Di più non si può fare. Soprattutto dopo la pubblicazione della legge 353 del 2010, le competenze sono individuate e sono della Regione che, con legge, ha demandato tutto a Calabria verde. Nessuno può fare spegnimento e coordinamento nello spegnimento se non Calabria verde. Sulla prevenzione c’è un piano regionale, noi abbiamo il nostro piano A e B che è incardinato a quello regionale».

L’audizione in commissione regionale

Autelitano torna sull’audizione in commissione regionale Agricoltura: «Ho espresso giudizi positivi sull’operato dell’assessore Gianluca Gallo, ci siamo visti non solo nel corso dell’audizione in commissione regionale, anche alla riunione della comunità del Parco, l’organo dei sindaci della comunità del Parco. L’assessore punta a rafforzare l’azione di coinvolgimento e sensibilizzazione, ulteriori associazioni inserite, convenzionate e preparate (attraverso la Protezione civile) all’interno del Piano regionale. È stato rafforzato inoltre il coinvolgimento dei vigili del fuoco, e anche con i cacciatori».

«Un lavoro su più fronti in primis con comuni. Si parte da zero. La situazione in cui versano i boschi è penosa: ci sono 600mila ettari di boschi e foreste che ogni anno vengono erosi, non ricostituiti, dovrebbero crescere da soli, un bosco ci mette anni, ma gli incendi si ripetono».

L’importanza della manutenzione

A questo dato si aggiunge il fatto che «la maggior parte di questi ettari sono terre pubbliche e gli enti pubblici non possono scordarsi di avere questo patrimonio, le terre vanno manutenute, la manutenzione è del proprietario, sia esso pubblico o privato. L’Ente parco ha una sua pianificazione in base alle zone. Per la pulizia delle piste e la fasce tagliafuoco ognuno deve attivarsi per la sua partePiù si tiene pulito ed in efficienza il territorio più un incendio appiccato è domabile. Avevo proposto bisogna che ci sia un piano regionale di distinzione delle foreste, con una mappatura, una distinzione degli areali e della varietà esistenti, da queste si capisce che ci sono zone più a rischio come le conifere che vanno più attenzione, invece latifoglie dove gli incendi si sviluppano difficilmente».

«Dopo la mappatura bisogna capire come si articolano gli interventi zona per zona. Va fatta una preparazione, come in Toscana, dove hanno sperimentato il fuoco imposto e altre tecniche. Ci sono tanti ritardi che vanno recuperati. I comuni, ad esempio, devono fare i piani di gestione forestale richiesti dalla legge».