Ettari di bosco andati in fumo, abitazioni minacciate dalle fiamme e purtroppo anche vittime. Col maltempo che sta interessando la Calabria, sembra lontano, oggi, l’inferno di fuoco di luglio e agosto che ha messo in ginocchio un’intera regione. Uomini e mezzi giunti da ogni parte d’Italia per dare una mano ai vigili del fuoco nell’oneroso lavoro di domare le fiamme. In campo anche i carabinieri (e le altre forze dell'ordine), sia durante l’emergenza che subito dopo: a loro il compito di far luce sugli incendi e individuare gli eventuali responsabili. Proprio nelle scorse ore, ad esempio, è stato identificato il presunto piromane che ha innescato una serie di roghi a Castrovillari. Qualche giorno prima, nel Crotonese, erano stati denunciati una donna di Isola di Capo Rizzuto e un uomo di Mesoraca.

La messa in sicurezza

Il territorio crotonese è stato interessato da diversi incendi nei mesi estivi. Particolarmente doloroso il rogo che ha ridotto in cenere il suggestivo bosco di Sovereto, in piena Area marina protetta Capo Rizzuto. Neanche l'entroterra è stato risparmiato. «Durante gli eventi, il nostro compito è stato quello di intervenire dell’immediatezza per cercare di mettere in sicurezza strutture e soprattutto le persone che erano all’interno di abitazioni interessate o minacciate dalle fiamme, in attesa dell’arrivo di vigili del fuoco e Protezione civile. Poi, la nostra attività si esplica soprattutto nelle fasi successive agli incendi, per cercare di risalire all’identificazione dei responsabili» ci spiega il maggiore Giuseppe Del Sole, comandante della compagnia dei carabinieri di Petilia Policastro.

L’incendio a Mesoraca

«Ci sono stati dei casi in cui siamo intervenuti per mettere in sicurezza i cittadini e condurre attività di indagine che ci hanno permesso di identificare i soggetti che hanno appiccato gli incendi, provocando seri danni. In particolare a Mesoraca, dopo che le fiamme sono state domate, siamo riusciti – anche con l’ausilio dei colleghi della stazione forestale di Petilia Policastro - a individuare il punto di innesco e l’autore del gesto».

Per il presunto responsabile è scattata la denuncia: «Sostanzialmente, in queste situazioni, le attività si esplicano proprio nell’individuazione del punto di innesco, della direzione di propagazione delle fiamme e cercare di capire quale possa essere stato il punto di ingresso del soggetto e se questo possa essere stato l’unica persona ad avere accesso al terreno interessato dal fuoco. Grazie anche a specifiche analisi che vengono compiute sui terreni, siamo riusciti a identificare il presunto responsabile e a deferirlo all’autorità giudiziaria».

Non sempre chi appicca un incendio è da considerarsi un piromane: «Molte volte succede che i soggetti non vogliano deliberatamente provocare dei danni, però, maldestramente cercano magari di bruciare delle sterpaglie e da qui la situazione diventa ingestibile, creando serie conseguenze».