Cronista preparato e ricco di talento, capace di spaziare dalla cronaca nera alla giudiziaria fino alla politica, egli fece il proprio dovere. Salvò il suo giornale, Calabria Ora, nel momento più difficile della storia di una testata che ha conosciuto nell'arco di pochi anni gloria e rovina. Assieme a pochi altri colleghi rimasti - dimessosi dalla direzione Paolo Pollichieni a sua volta seguito da diverse figure apicali – Alessandro si mise sulle spalle il giornale. E lo fece sopravvivere, ma come ricompensa, nell'arco di pochi mesi, fu relegato in un sottoscala. Anzi fu costretto a firmare – dicono le indagini della Procura di Cosenza e lo hanno confermato diversi colleghi – un contratto a condizioni peggiorative. Nessun riguardo, nessun rispetto, nessuna stima ottenne, eppure fece più del proprio dovere. Una sera del marzo di due anni fa Alessandro si tolse la vita sparandosi un colpo di pistola in testa. Un episodio devastante per tutto il mondo dell'informazione calabrese, che fece riflettere a lungo, ma forse non abbastanza, sulle condizioni che talvolta sono costretti a sopportare i giornalisti calabresi. Il 26 marzo il suo ex editore Piero Citrigno, tornerà in aula in veste di imputato, la contestazione è violenza privata nei confronti di Alessandro Bozzo, costretto a firmare quella che il giovane giornalista che amava la cronaca e il tennis, definì come un'estorsione.

E stasera, a Donnici, nell'auditorium che porta il nome del nostro collega, Libera Cosenza ha organizzato l'incontro "Verità e giustizia per Alessandro Bozzo – Una riflessione sui silenzi dei calabresi". Ospite il corrispondente di Repubblica dalla Calabria Giuseppe Baldessarro.