Impietosa la fotografia di Legambiente che colloca la regione agli ultimi posti nel trasporto su ferro. Intanto monta la rabbia dei viaggiatori costretti a fare la spola per lavoro: «Ritardi cronici e porte rotte sono il nostro pane quotidiano»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Di treni, ferrovie, corse a rilento se ne parla da tanto in Calabria, se ne parla da sempre, forse fin da quando i convogli su ferro non erano così tanto vecchi da meritare la palma d'argento di più anziani d’Italia. Legambiente, nel suo ultimo rapporto “Pendolaria”, presentato qualche giorno fa, cerca di fare il punto sulla situazione italiana che, come sempre, è a macchia di leopardo. Il divario tra Nord e Sud, però, non è affatto una sorpresa. Lo sanno i viaggiatori costretti, ogni giorno, a salire su treni, di fortuna, trattenendo a stento la rabbia e la frustrazione.
Porte rotte e paura di notte
Ne sa qualcosa Mariateresa, insegnante calabrese, che ogni giorno fa la pendolare tra Roma e la Calabria. Ieri era a bordo dell’Intercity 553 che parte da Roma Termini alle 12:26. Doveva scendere a Scalea ma le porte del treno erano rotte ed è riuscita a toccare terra solo a Paola. «Le condizioni in cui ci troviamo a viaggiare sono pessime – racconta – ritardi continui, anche di 80 minuti, riscaldamenti che non funzionano e porte bloccate». I distanziamenti, dice, sono rispettati ma quando si viaggia di notte interi convogli vengono chiusi e i passeggeri ammassati insieme. «Ogni giorno è un’avventura, per scendere in stazione a volte sono costretta a percorrere tutto il treno a caccia di una porta funzionante, una situazione insostenibile».
Viaggiatori in discesa
Se la qualità del servizio cala, cala anche il numero di viaggiatori, se poi ci troviamo nel bel mezzo di una pandemia non ci vuole la sfera di cristallo per prevedere cosa accadrà.
Quotidianamente, i viaggi su treni e metropolitane, superano le 6 milioni di corse, nel 2019 si è registrato addirittura un incremento del 7,4%. Le sole ferrovie hanno visto un aumento di 20mila viaggi al giorno (+0,6% facendo riferimento all’anno prima). In Calabria invece non si sale, si scende, con un – 4700 di viaggi al giorno e anche il numero dei passeggeri è precipitato: si è passati dai 26mila viaggiatori del 2011, ai 19.579 del 2019 con una differenza del - 24,7%.
Non è un caso, non è sfortuna, non è un cambio d’abitudine spontaneo, ma tutto è legato, nemmeno a dirlo, alle condizioni (spesso precarie) in cui ci si trova quando si viaggia lungo i 965 chilometri di rete ferrata che percorrono la Regione puntellata di 143 fermate.
Carenza di "ferro"
Parlando di sicurezza delle tratte ferroviarie, in Calabria (ed è l’unica regione italiana) non è stato neanche approntato un sistema Ssc, cioè un Sistema di supporto alla condotta che non è altro che un insieme di dispositivi usati per controllare la regolarità della condotta dei treni in relazione alle informazioni restrittive dei segnali, alla velocità, al grado di frenatura della linea e ad eventuali rallentamenti.
Mentre divampa (di nuovo) l’eterno dibattito sul Ponte sullo Stretto, lo sguardo è puntato alle risorse destinate alle infrastrutture ferroviarie, tra quelle straordinarie di Next Generation EU, ai fondi strutturali europei e agli investimenti nazionali per tentare di livellare (in alto) la situazione nazionale.
È allo studio di fattibilità un contratto di programma di Rfi per un progetto da 9,8 milioni di euro per il collegamento AV/AC Salerno-Reggio Calabria che taglierebbe i tempi di percorrenza di una buona ora. Sono tanti i punti allo studio: raddoppio della galleria Santomarco verso Cosenza e la Calabria jonica e il leggero allineamento della dorsale ferroviaria tirrenica. Si vedrà se tutto questo vedrà la luce o no e tra quanto.
A passo di lumaca
Di certo al Sud la situazione è complicata e i treni sono lumaca. Giusto per fare un esempio basti pensare che non esistono ancora treni diretti tra Cosenza e Crotone, e per giungere a destinazione occorre attendere un cambio di 2 ore e 40 minuti per coprire soltanto 115 km di distanza procedendo a una velocità di 43,2 km/h. Quanto a binario unico la Calabria si attesta al 69,6% (686 chilometri sul totale di 965).
Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole perché bisogna considerare anche l’età dei convogli. Al Sud i treni sono più vecchi, con un’età media dei convogli nettamente più alta (19 anni, rispetto agli 11,7 anni del Nord), ma la Calabria si è guadagnata la medaglia d'argento subito dietro al Molise, con una percentuale del 70,2 per cento di treni che hanno più di 15 anni.