La Procura di Vibo Valentia ha disposto l’esame autoptico per fare luce sul decesso di Antonino Barbieri, 65 anni, detto “Camera”, di Pannaconi di Cessaniti, trovato privo di vita in campagna dai carabinieri dopo l’allarme lanciato dai familiari che non l’avevano visto rientrare a casa. Antonino Barbieri, pluripregiudicato, si trovava attualmente sotto processo a piede libero per le operazioni antimafia denominate Rinascita Scott e Maestrale-Carthago.

Il 65enne – sottoposto al solo obbligo di firma – è stato trovato privo di vita nei pressi di un podere di sua proprietà in una campagna di Pannaconi. Un malore, al momento, l’ipotesi più probabile quale causa del decesso, ma per fugare ogni dubbio i familiari hanno chiesto ed ottenuto dalla Procura di Vibo Valentia (pm Eugenia Belmonte) l’autopsia. Solo al termine dell’esame medico-legale, quindi, la salma potrà essere restituita ai familiari per i funerali e si potrà avere certezza sulle cause della morte. Antonino Barbieri era il cognato del boss di Zungri Giuseppe Accorinti, quest’ultimo detenuto e fra i principali esponenti dell’intera ‘ndrangheta del Vibonese. Antonino Barbieri aveva riottenuto la libertà il 12 ottobre scorso, quanto il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip distrettuale nel maggio 2023 nell’ambito dell’operazione Maestrale-Carthago dove era attualmente imputato a piede libero per i reati di detenzione illegale di armi, detenzione di stupefacenti, ricettazione ed altro, fatti tutti aggravati dall’agevolazione mafiosa.

Antonino Barbieri figurava pure tra gli imputati del maxiprocesso Rinascita Scott. Per lui la Dda di Catanzaro aveva chiesto in primo grado la condanna a 20 anni di reclusione poiché ritenuto un partecipe di rilievo della ‘ndrina di Cessaniti (guidata, secondo l’accusa, dal fratello Francesco, detto “Cartiera”, condannato in primo grado a 24 anni di reclusione) consorziata con il locale di ‘ndrangheta di Zungri. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia aveva però assolto Antonino Barbieri e avverso tale pronuncia assolutoria la Procura distrettuale di Catanzaro aveva interposto appello. Antonino Barbieri era il padre di Michelangelo e Giuseppe Barbieri, anche loro nel maxiprocesso Rinascita Scott e condannati in primo grado, rispettivamente, a 18 e 17 anni e 6 mesi di reclusione.