La Dda, guidata dal procuratore Gratteri, e la Guardia di finanza ricostruiscono tutte le manovre elettorali avvenute in occasione delle politiche del 2018. Nonché i ruoli di Francescantonio Tedesco, assessore ai lavori pubblici del Comune di Polia, Giovanni Anello, e l’imprenditore Daniele Prestanicola di Maierato
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Prende in esame la campagna elettorale per le politiche del 2018, l’operazione “Imponimento” e nei guai finiscono l’ex consigliere comunale di Vibo Valentia, Francescantonio Tedesco, l’attuale assessore ai lavori pubblici del Comune di Polia, Giovanni Anello, e l’imprenditore Daniele Prestanicola di Maierato. Per tutti l’accusa principale è quella di associazione mafiosa e precisamente di essere organici al clan Anello di Filadelfia. Per l’imprenditore del cemento Daniele Prestanicola i capi di imputazione sono 17, fra cui anche quattro estorsioni, e le contestazioni per i reati di furto, ricettazione, riciclaggio, detenzione illegale di armi, inquinamento ambientale, smaltimento illegale di rifiuti, traffico illecito di rifiuti, violenza privata. Reati tutti aggravati dalle modalità e finalità mafiose.
La figura di Giovanni Anello
A Giovanni Anello vengono mossi invece 12 capi d’accusa, fra cui (oltre all’associazione mafiosa), i reati di: estorsione, intestazione fittizia di beni, falsità materiale, abuso d’ufficio, riciclaggio, rivelazione di segreti d’ufficio, corruzione, turbata libertà degli incanti. Anche in questo caso i reati sono aggravati dalle finalità mafiose. Per Francescantonio Tedesco – oltre all’accusa di associazione mafiosa (clan Anello) – anche il reato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose in concorso con Daniele Prestanicola, Giovanni Anello, il boss Rocco Anello, l’ex sindaco di San Gregorio d’Ippona Filippo Ruggiero (anche lui arrestato), Rosario Pugliese di Vibo Valentia (alias Saro Cassarola, latitante per Rinascita-Scott), Giuseppe Fortuna e Giuseppe Barbieri (entrambi coinvolti anche nell’inchiesta Rinascita e ritenuti organici al clan Bonavota di Sant’Onofrio).
Francescantonio Tedesco era il direttore dei lavori prescelto dall’avvocato ed imprenditore Vincenzo Renda (arrestato in Rinascita-Scott in quanto ritenuto vicino al clan Mancuso) per la realizzazione di un villaggio-residence in località Galìa del Comune di Pizzo. Tutti gli indagati avrebbero quindi costretto Renda ad avvalersi delle imprese da loro imposte ed a beneficio del boss Rocco Anello. Proprio con il capomafia di Filadelfia (già ritenuto tale in via definitiva con altre sentenze), l’ex consigliere comunale di Vibo Valentia (amministrazione guidata dal sindaco Elio Costa) Francescantonio Tedesco è accusato di aver instaurato uno stretto rapporto amicale, tanto da cenare numerose volte insieme, anche con le rispettive famiglie.
La strategia elettorale della cosca
Nel capo d’imputazione mosso a Franscantonio Tedesco, Giovanni Anello e Daniele Prestanicola, anche l’accusa di aver “contribuito a formare la strategia del sodalizio in ambito politico, come quando promuovevano il sostegno della cosca alle elezioni politiche nazionali del 2018 al dott. Mangialavori Giuseppe, poi eletto al Senato della Repubblica”. La cosca di cui si parla è quella guidata dai fratelli Rocco e Tommaso Anello di Filadelfia. La figlia di quest’ultimo (cioè di Tommaso Anello) “dal 2018 – scrivono i magistrati guidati dal procuratore Gratteri – è stata dipendente della Salus Mangialavori Srl (laboratorio di analisi cliniche) con sede in via Don Bosco a Vibo Valentia”.
Le elezioni politiche del 2018
Sono le intercettazioni fra Francescantonio Tedesco ed il futuro senatore Giuseppe Mangialavori ad essere analizzate dalla Dda di Catanzaro e dalla Guardia di Finanza. Finisce così agli atti la conversazione dell’1 gennaio del 2018 quando Tedesco dice a Mangialavori: “Poi più in là ci vediamo per il momento devi tacere che tu ed io abbiamo avuto qualche contatto”, e rimarca: “devi solo tacere”.
L’11 maggio del 2018, quindi, alle ore 10.55 Tedesco e Mangialavori “parlavano di organizzare un incontro per pianificare il riavvicinamento a Mangialavori del gruppo (Vibo Unica), di cui faceva parte Tedesco, per un appoggio elettorale – sottolineano la Procura antimafia di Catanzaro – a scapito di Bruno Censore (esponente e candidato del Partito Democratico). Tedesco suggeriva le mosse che Mangialavori avrebbe dovuto fare: fingere di ignorare Tedesco il quale, da parte sua, avrebbe attuato una finta resistenza al riavvicinamento salvo cedere per non “impiccarsi ad una questione di principio”. Quello stesso 11 gennaio 2018, alle ore 11:08 circa, “come da accordi, Francescantonio Tedesco raggiungeva Rocco Anello a Pizzo, in località Savelli. Qui Francescantonio Tedesco si intratteneva con Rocco Anello e Romeo Ielapi – sottolineano ancora gli inquirenti – facendo riferimento a Giuseppe Mangialavori”. Anche Romeo Ielapi di Filadelfia è indagato per il reato di associazione mafiosa.
“Nel corso del dialogo tra presenti intercettato in modalità spyware, alle ore 11:28, Romeo Ielapi faceva presente a Francescantonio Tedesco – si legge negli atti dell’inchiesta – che Giuseppe Mangialavori aveva chiamato Giovanni Anello. Tedesco replicava e diceva che qualche sera prima aveva ospitato a casa sua Mangialavori e altri per una cena”. Giovanni Anello, attuale assessore del Comune di Polia, arrestato con 12 capi d’imputazione, viene ritenuto dalla Dda di Catanzaro fra i più fidati sodali del boss Rocco Anello.
L’intenzione di Tedesco di presentare Anello a Mangialavori
Mentre per gli inquirenti sono provati i contatti diretti fra il futuro senatore Giuseppe Mangialavori con Giovanni Anello ed anche con Daniele Prestanicola (ed entrambi si sarebbero impegnati nell’appoggio elettorale per le politiche del 2018), sull’intenzione di Francescantonio Tedesco di presentare a Mangialavori il boss Rocco Anello, gli inquirenti sottolineano che: “Dalle emergenze investigative non si è avuto risconto della cena che in tante occasioni Tedesco Francescantonio aveva dichiarato di volere organizzare per fare incontrare Anello Rocco e il candidato Mangialavori né di altri incontri tra i due.
Ciò nonostante – rimarcano i magistrati della Dda – non manca di importanza quanto emerso, ovvero che Anello Giovanni e Prestanicola Daniele, soggetti appartenenti alla cosca, abbiano incontrato Mangialavori Giuseppe. Altresì, si sottolinea il fatto che dell’evolversi della vicenda elettorale di Mangialavori fosse comunque informato Anello Rocco e che il medesimo in una occasione (in data 22.02.2018), dovendosi recare presso il ristorante Parco degli Ulivi di Francavilla Angitola per incontrare una persona non meglio individuata, e saputo da Anello Giovanni, che lo accompagnava, che lì si sarebbe tenuta una manifestazione elettorale alla quale avrebbe partecipato il Mangialavori, si fosse proposto, qualora fosse stato presente sul posto anche l’architetto Tedesco, di entrare nel locale e partecipare all’evento; cosa che non veniva riscontrata”.
I voti di Tedesco a Filadelfia
Francesco Tedesco specificava così nelle intercettazioni ad una sua interlocutrice che “il risultato positivo a Filadelfia per Mangialavori era stato garantito, blindato da qualcosa che non poteva rivelare telefonicamente e che si riservava di spiegarle successivamente. Atteso che l’accordo tra Mangialavori e Francesco De Nisi era cosa nota, soprattutto a chi era addentro alla politica locale, come lo sono i due interlocutori, colpisce – sottolineano gli inquirenti – il tono di segretezza usato dal Tedesco sulle ulteriori motivazioni del risultato elettorale di Filadelfia, che quindi lascia intendere che il successo in detto paese non sia da ricondurre all’appoggio garantito da De Nisi, bensì ad un altro fattore innominabile, esterno alla politica. Tale fattore a cui fa riferimento Francescantonio Tedesco – annotano ancora – è da individuarsi nell’appoggio di Rocco Anello e, conseguentemente, del relativo clan”.
Discutendo con la moglie e un amico, Francescantonio Tedesco spiegava infine di ritenere che il “riavvicinamento di Mangialavori – concludono i magistrati – nei suoi confronti era motivata dalla sua vicinanza, evidentemente nota a quest’ultimo, a Rocco Anello”.
Da sottolineare che Giuseppe Mangialavori, senatore di Forza Italia e componente della Commissione parlamentare antimafia non risulta indagato nell’inchiesta “Imponimento”.