Resta in carcere l’ex consigliere comunale di Vibo Valentia, Francescantonio Tedesco, 53 anni, arrestato nel luglio dello scorso anno nell’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata “Imponimento”. La seconda sezione penale della Cassazione ha infatti respinto il suo ricorso confermando quanto deciso dal Tribunale del Riesame di Catanzaro il 20 agosto dello scorso anno e quindi l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di associazione mafiosa (clan Anello di Filadelfia guidato dal boss Rocco Anello) ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le parole della Cassazione

In base alla prospettazione accusatoria, condivisa dai giudici del merito cautelare, l’indagato – evidenzia la Cassazione -, professionista attivo nel settore dei lavori edili ed impegnato nella vita politica locale, aveva collaborato con la cosca di ‘ndrangheta Anello - Fruci nel mantenimento del controllo del settore edilizio, anche concorrendo ad esercitare pressioni su imprenditori in occasione di specifiche vicende estorsive, nonché contribuendo a formare la strategia del sodalizio in ambito politico sì da promuovere in un caso il sostegno della cosca, alle elezioni politiche nazionali del 2018, in favore di Mangialavori Giuseppe, poi eletto al Senato della Repubblica”.

Per la Suprema Corte, i motivi di ricorso di Francescantonio Tedesco oltre che generici sono manifestamente infondati” e il quadro indiziario valorizzato dal Tribunale del Riesame fornisce un “collegamento di Tedesco a Rocco Anello ed all'attività della cosca, con il professionista che è stato presentato al boss di Filadelfia – così come attestato dalle intercettazioni – da un esponente della ‘ndrina Pugliese di Vibo Valentia, detto Cassarola, e con i rapporti fra lo stesso Tedesco ed Anello intensificati sino a divenire un’amicizia e un’intesa di mutuo sostegno”.

La campagna elettorale

Sempre la Cassazione sostiene che l’analisi congiunta delle vicende del Resort Galia e della campagna elettorale di Mangialavori sono state ritenute esplicative della condotta partecipativa, sottolineandosi la capacità dell’indagato Tedesco di operare parallelamente ed in un ristretto arco temporale, sul versante sia economico che politico, nell'interesse della consorteria”.

L’architetto Francescantonio Tedesco era infatti il direttore dei lavori prescelto dall’avvocato ed imprenditore Vincenzo Renda (coinvolto in Rinascita-Scott in quanto ritenuto vicino al clan Mancuso e nei cui confronti la Dda nel giudizio abbreviato ha già chiesto per lui la condanna a 10 anni e 10 mesi) per la realizzazione di un villaggio-residence in località Galìa del comune di Pizzo. Tedesco insieme ad altri indagati è accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver costretto Renda – secondo la Dda – ad avvalersi delle imprese da loro imposte ed a beneficio del boss Rocco Anello. Si sarebbe così registrata, ad avviso della Cassazione, la “presenza mediata del capocosca nelle scelte dell’imprenditore estorto, realizzata attraverso figure di riferimento e persone di fiducia come il Tedesco - sulla cui affidabilità aveva garantito un personaggio di rilievo della ‘ndrangheta come Rocco Anello - capace in poco tempo di conquistarsi la fiducia del capoclan, sì da volerlo con sé in viaggi in Svizzera, collegati ad operazioni illecite, con l’Anello che è risultato essere in possesso – sottolinea la Suprema Corte – di un cellulare utilizzato quasi esclusivamente per contattare l'architetto”.

I voti per il senatore di Fi Mangialavori

Ad avviso della Cassazione, poi, il comportamento riferito alla campagna elettorale del Mangialavori è del pari emblematico”.  Scrivono i giudici della Suprema Corte nel respingere il ricorso di Francescantonio Tedesco: Innanzitutto va escluso il disinteresse dell’Anello per le vicende politiche che riguardavano il Comune di Filadelfia e dei centri limitrofi, tesi sostenuta dal ricorrente, senza confrontarsi con il tenore a riguardo delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, ritenuti attendibili, circa l’ingerenza della cosca Anello - Fruci in occasione delle competizioni elettorali. Il Tedesco viene indicato quale mediatore politico tra la cosca ed il candidato Mangialavori sulla base di indizi che assumono la valenza di gravità nell’esame del Tribunale del Riesame, immune da rilievi sulla tenuta logica del ragionamento e giustificano la conclusione secondo cui la sponsorizzazione di un candidato alle politiche costituiva una nuova prospettiva sul fronte elettorale, in linea con la contiguità tra la consorteria ed il mondo politico tratteggiata dai collaboratori di giustizia”.

Sempre per la Cassazione, infatti, le diverse captazioni riportate alle pagine da 20 e 23 dell’ordinanza evidenziano diversi dati: l'obiettivo di Tedesco di far incontrare il candidato con Anello Rocco, poi non riscontrato; “gli incontri di Mangialavori con soggetti vicini alla cosca” che – secondo l’accusa – si sarebbero impegnati nell’appoggio elettorale per le politiche del 2018 e vengono indicati in Giovanni Anello (arrestato nell’operazione Imponimento con 12 capi d’imputazione e ritenuto uomo di Rocco Anello) e con Daniele Prestanicola di Maierato (pure lui arrestato).

Gli altri dati sottolineati dalla Cassazione richiamando la decisione dei giudici del Riesame sono: la convinzione che Rocco Anello fosse in grado di apportare un forte contributo in termini di voti; l'interesse del Mangialavori per il sostegno elettorale che, tramite il Tedesco, poteva ricevere da Anello Rocco; l’intenzione di Rocco Anello di presenziare ad un evento elettorale solo se vi fosse stato anche Tedesco; la conferma del supporto del capocosca per l'affermazione del candidato sostenuto dal Tedesco, nella conversazione intercettata con una donna all’indomani del voto”.

I voti di Tedesco a Filadelfia

La conversazione intercettata dagli investigatori della Guardia di finanza fra Francescantonio Tedesco ed una sua interlocutrice viene così riassunta dagli inquirenti: Il risultato positivo a Filadelfia per Mangialavori era stato garantito, blindato da qualcosa che Tedesco non poteva rivelare telefonicamente e che si riservava di spiegarle successivamente. Atteso che l’accordo tra Mangialavori e Francesco De Nisi era cosa nota, soprattutto a chi era addentro alla politica locale, come lo sono i due interlocutori, colpisce – sottolineano gli inquirenti – il tono di segretezza usato dal Tedesco sulle ulteriori motivazioni del risultato elettorale di Filadelfia, che quindi lascia intendere che il successo in detto paese non sia da ricondurre all’appoggio garantito da De Nisi, bensì ad un altro fattore innominabile, esterno alla politica. Tale fattore a cui fa riferimento Francescantonio Tedesco è da individuarsi nell’appoggio di Rocco Anello e, conseguentemente, del relativo clan”.

Da qui l’inammissibilità del ricorso di Francescantonio Tedesco, condannato dalla Cassazione anche al pagamento delle spese processuali ed al pagamento  della somma di duemila euro in favore della Cassa delle ammende.

Da ricordare che il 24 aprile scorso la Dda di Catanzaro ha reiterato dinanzi al gup distrettuale, nel corso dell’udienza preliminare la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 147 indagati dell’operazione “Imponimento” e fra loro il processo è stato chiesto anche anche per Rocco Anello, Francescantonio Tedesco, Giovanni Anello e Daniele Prestanicola. Il senatore di Forza Italia, nonché coordinatore regionale del partito in Calabria e componente della Commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Mangialavori, non risulta indagato nell’inchiesta “Imponimento”.