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«La 'ndrangheta cittadina, dando prova di quanto sia stabilizzato il profilo di azione unitaria, non ha appoggiato singoli candidati perché richiesti ma li ha sceltì, talché non può parlarsi di mera infiltrazione ma di sostanziale immedesimazione. Questa è l'unica chiave di lettura coerente. Il sistema criminale è tuttora esistente ed operativo e sue tracce sono rinvenibili nelle consultazioni politica del 2013 e in quelle comunali del 2014».
Sintetizza così il gip Domenico Santoro, l'aspetto riguardante l'influenza che il direttorio degli "invisibili" ha avuto nella vita politica di Reggio Calabria. Un uomo di fondamentale importanza, in questa direzione, è certamente Alberto Sarra, finito in manette con l'accusa di essere uno degli appartenenti a questa camera di riservati che decide le sorti della città.
È già nei capi d'imputazione che si dà atto del ruolo giocato dall'ex sottosegretario alla Regione, da sempre ritenuto uomo di fiducia di Giuseppe Scopelliti. Qualcosa che oggi viene capovolta. Non è più Scopelliti a governare Sarra ma – ci dicono le carte – l'esatto contrario. Un uomo – Sarra – capace sì di vivere anche la sua stagione politica, ma in grado di sapere stare nell'ombra e costruire una rette fitta di relazioni, tanto da avere un importante potere decisionale e stabilire l'appoggio elettorale all'ex sindaco di Reggio e governatore della Calabria, eletto – rivela l'inchiesta "Mamma Santissima" – grazie alla 'ndrangheta.
Sarra, infatti, scrivono gli inquirenti, nel 1992 e nel 1998 fruiva dell'appoggio di Mario Salvatore Audino, storico boss di San Giovannello, e di Riccardo Partinico; nel 2000 fruiva invece dell'appoggio di esponenti della cosca Pesce e della cosca Condello; nel 2001 chiedeva ed otteneva che Francesco Germanò fosse appoggiato dal pentito Antonino Fiume e da Francesco Chirico, esponenti di spicco della cosca De Stefano. Ma è nel 2002 che il progetto politico diventa certamente più interessante. Sarra, infatti, corre alla carica di consigliere provinciale, nell'ambito di un progetto politico più ampio, facente capo anche a Giorgio De Stefano e Paolo Romeo. Qual era l'idea di fondo? Conquistare il controllo del Comune di Reggio Calabria, della Provincia, grazie alla candidatura di Giuseppe Scopelliti, che il direttorio degli invisibili riteneva essere politico gestibile. E inserendo Antonio Michele Franco ed altri alla Provincia, così da poter controllare l'operato di Pietro Fuda. E sono tre i momenti nei quali questo controllo si dovrebbe concretizzare: il primo è appunto l'elezione di Scopelliti a sindaco, circostanza che consente a Sarra di entrare in consiglio regionale come primo dei non elettri; l'elezione di Pirilli al Parlamento europeo che permette allo stesso Sarra di subentrargli in un incarico assessorile; il terzo momento, non realizzatosi, è quello che avrebbe dovuto vedere l'elezione di Fuda alla provincia, ma le vicende giudiziarie che riguardano l'interessato, oltre che Romeo, non permisero una "felice" conclusione.
Nel 2004, invece, al duplice fine di impedire a Scopelliti di abbandonare l'incarico di sindaco del Comune di Reggio e di guadagnare un incarico assessorile alla Regione (come stabilità con Paolo Romeo, Sarra chiese ed ottenne che i Logiudice intesi "i marmisti" di Condera, gli Alvaro intesi "i merli" di Sinopoli, i De Stefano per il tramite di Francesco Chirico e i Vadalà di Bova Marina appoggiassero Pirilli e Gianni Alemanno.
Nel 2005, invece, Sarra ebbe l'appoggio dei De Stefano, dei Condello e dei Lampada, dei Caridi/Libri, dei Pangallo, dei Crucitti e degli Alvaro "carni i cani"; mentre nel 2007 «in stretta sinergia con Paolo Romeo – scrivono gli inquirenti – sosteneva favorevolmente Giuseppe Scopelliti candidato a sindaco del Comune di Reggio Calabria», attraverso il supporto di alcuni candidati prescelti dal direttorio. Si tratta di: Demetrio Strati del Cdc, Leandro Savio di Alleanza per Scopelliti, Massimo Labate, Paolo Gatto, Beniamino Scarfone e Sebastiano Vecchio per An. Vecchio, scrivono gli inquirenti, era diretta espressione di Paolo Romeo.
Si arriva al 2010, quando, in stretta sinergia con Paolo Romeo, Antonio Marra e Antonio Idone, Sarra sostiene ancora una volta Scopelliti, quale candidato alla presidente della Regione Calabria, candidando nella sua lista "Noi sud" «Sebastiano Giorgi e l'avvocato Antonio Managò, che – scrivono i pm - «per merito del Sarra beneficiava dell'appoggio elettorale di Giuseppe Barbaro), ottenendo in cambio dallo Scopelliti la nomina a sottosegretario regionale».
Insomma, una rete piuttosto importante quella creata da Sarra, unitamente a Giorgio De Stefano e Paolo Romeo. Una rete che aveva scelto i propri cavalli vincenti, condizionando di fatto buona parte delle consultazioni elettorali. Perché ormai non era più la politica a rivolgersi alla 'ndrangheta. Era la stessa 'ndrangheta a creare una struttura in grado di scegliere e allevare i più "promettenti" e fidati uomini da infiltrare nelle istituzioni.
Consolato Minniti