«La resistenza nonviolenta alla mafia di cui parlavano decenni fa don Italo Calabrò e i suoi collaboratori del Centro Comunitario Agape - fondato significativamente nel 1968 - che poteva apparire come utopia o astrazione, si è fatta strategia capace di vincere, anzi di con-vincere(...) Non servono eroi: don Calabrò non lo era, come non lo erano don Peppino Puglisi e don Giuseppe Diana, uccisi dalle mafie. Servono cittadini e sacerdoti capaci di essere veri, di riconoscere e di testimoniare la verità, di fare semplicemente il proprio dovere, di scegliere da che parte stare».

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, nella prefazione del volume "Don Italo Calabrò. Un prete di fronte alla 'Ndrangheta" (Rubbettino 2007) ne ha sottolineato così lo spessore di uomo e di sacerdote, antesignano dell'antimafia sociale. 

Nel 34° anniversario della sua morte, che oggi 16 giugno ricorre, sulla sua tomba nel cimitero di San Giovanni di Sambatello, nella zona periferica di Gallico, a nord di Reggio Calabria, dove era stato parroco per tutta la sua vita, Don Italo Calabrò è stato ricordato una preghiera collettiva.

Su impulso della parrocchia di Santa Maria della Neve in San Giovanni di Sambatello, guidata da don Bruno Verduci, dell'arcidiocesi Reggio Calabria - Bova, della Caritas reggina e delle sue creature, la Piccola Opera Papa Giovanni e il centro comunitario Agape, si sono ritrovati coloro, tanti, che sono cresciuti nel solco dei suoi insegnamenti.

In corso la fase diocesana della sua causa di Beatificazione.

Continua a leggere su Il Reggino.It