La lettera inviata al Tribunale sulla colossale produzione documentale della Procura presentata agli sgoccioli del dibattimento: «Un senso di irrefrenabile ribellione, il diritto di difesa violato e calpestato». Il pm Frustaci: «Materiale depositato nell’interesse delle difese, nulla di ultroneo» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«È una fase sin troppo delicata del processo, durante la quale si sono registrate cose gravi. Il Tribunale, in una diversa composizione, non può pronunciarsi sull’ammissibilità della produzione documentale effettuata dall’ufficio di Procura. È essenziale, proprio in questo momento, il rigoroso rispetto delle regole processuali». All’obiezione dell’avvocato Alessandro Diddi si associano anche gli altri difensori. È il legittimo impedimento del giudice a latere Germana Radice ad alterare la composizione del collegio – alle cui determinazioni si rimette anche il pm Annamaria Frustaci – che, così, deve rinviare al 3 maggio l’udienza del maxiprocesso Rinascita Scott programmata per sciogliere la riserva sul massiccio compendio del quale la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha chiesto l’acquisizione agli atti di un dibattimento ormai agli sgoccioli. Docente di Diritto penale, noto alle cronache giudiziarie nella sua veste di Promotore di Giustizia in Vaticano, l’avvocato Diddi, al maxiprocesso Rinascita Scott, assiste diversi imputati accusati di associazione mafiosa ed altri reati fine: Domenico Tripodi, unitamente alla collega Rosa Giorno; Rosario Pugliese, Giovanni e Salvatore Giamborino, unitamente al collega Francesco Lione.
«Un profondo disagio»
Il suo intervento nell’aula bunker di Lamezia Terme, in collegamento dalla casa circondariale di Viterbo, al fianco dell’imputato detenuto Giovanni Giamborino, è stato anticipato dal deposito di una memoria accompagnata da una lettera dai toni severi: «Mi perdonerete – scrive il giurista – se, anche con questa lettera di accompagnamento, mi permetto rimarcare il profondo disagio che provo di fronte a quanto accaduto all'udienza del 13 aprile 2023. Non si tratta di una doglianza meramente formale». Il riferimento è all’udienza nella quale si è consumata la maxi produzione documentale da parte della Procura che, ha spiegato, conterrebbe atti già messi a disposizione della difesa sin dal 19 dicembre 2019, ovvero il giorno della maxioperazione Rinascita Scott. «Purtroppo – scrive l’avvocato Diddi – le verifiche che abbiano potuto effettuare nei tre giorni che il Tribunale ha messo a disposizione, documentano che non è proprio così. Molti plichi non sono mai stati aperti da nessuno; nemmeno il gip lo ha fatto visto che sono ancora sigillati con date antecedenti perfino alla richiesta di applicazione della misura cautelare».
«Un ricatto morale»
Peraltro, continua il penalista, «sempre dalle verifiche effettuate è emerso un disordine imbarazzante. Pare che alcuni file non si aprano; in altri la descrizione riportata nell'indice depositato non corrisponde a quello che è il reperto presente in cancelleria. Qua e là, poi, ci sono atti di indagine sparsi negli spazi più reconditi. Io non ho potuto verificare personalmente queste circostanze; lo ha fatto per me e con la dedizione di sempre, l'avvocato Rosa Giorno della cui neutralità ed obiettività di giudizio non posso dubitare. Mi chiedo e vi chiedo: perché tutto questo? Perché a ridosso della conclusione del dibattimento quando tutto poteva essere fatto a tempo debito? Perché costringervi e costringere le difese a questo incredibile sforzo a ridosso della conclusione del processo e con il ricatto morale (perché è evidente che di questo solo si tratta) che siccome non c'è tempo da perdere, stante l'imminente scadenza dei termini di custodia, si deve fare tutto in fretta?». Diddi va giù pesante: «Io di fronte a queste domande provo un senso irrefrenabile di ribellione perché il diritto di difesa, e non sono parole vuote, è sacro ed inviolabile e non è giusto che esso debba essere violato e calpestato con atteggiamenti di questo genere, oltretutto senza motivo alcuno e senza rispetto per il lavoro delle parti». E ancora: «Voi giudici avrete ancora tempo per guardare quanto la Procura ha depositato ma per noi difensori non è così, perché iniziata la discussione non vi sarà più tempo per alcuna integrazione».
«Molti dubitavano di voi»
La conclusione è un’apertura di fiducia al collegio giudicante: «Mi sia permesso, signori del Tribunale a questo punto esprimere un'ultima e personale considerazione che, proprio perché personale, non vale niente ma che sento comunque il dovere di esporre. Nonostante i momenti di difficoltà e talvolta di tensione avete dato dimostrazione di saper gestire un processo estremamente complesso. Molti vostri colleghi anziani (non farò mai i nomi ma, vi giuro, esistono) dubitavano, causa la vostra inesperienza, che sareste state in grado di portare avanti un processo di questa portata. Invece ce l'avete fatta. Alcune decisioni non sono state condivise. Ma quando mai le parti condividono sempre le decisioni di voi giudici? Accade sempre ed accadrà sempre che quando decidete c'è una parte che non è contenta della vostra decisione! È, purtroppo, il destino di chi ha scelto di fare il vostro mestiere: nel dare ragione ad una parte, si scontenta quell'altra. Tertium non datur direbbero i logici e, di questo, siano tutti consapevoli. Alla vigilia di un momento importante, qual è quello della decisione, in un processo che farà la storia della Calabria – chiosa – non dovete “sporcare” quello che avete costruito, con decisioni dettate solo dalle impellenti necessità di andare avanti e che vi chiedono di adottare noncuranti delle ragioni delle difese».
Il pm: «Solo garanzie per le difese»
In chiusura dell’udienza, il pm Frustaci ha anticipato alcune delle questioni che reitererà in contradditorio il 3 maggio sulla maxi produzione documentale: «È stata riversata agli atti del dibattimento una serie di servizi speciali di videosorveglianza, al solo fine di consentire un ulteriore verifica rispetto a dati che hanno già fatto ingresso nel processo per una serie di posizioni, tra cui l’imputato Giovanni Giamborino assistito dall’avvocato Diddi. Il senso della produzione del servizio speciale di videosorveglianza nella sua interezza non vuole essere un vulnus per le difese ma un termine di verifica, affinché il difensore che non ritenga sufficiente il solo frame al verbale allegato possa visionare anche il video, se lo ritenga, ma non ha alcuna valenza ultronea rispetto ai fatti oggetto di discussione dibattimentale. È una scelta di assoluta garanzia, di trasparenza. Ed è una verifica che riguarda pochissime posizioni». Il pubblico ministero ha puntualizzato come tutto il materiale messo a disposizione delle difese sia stato puntualmente indicizzato dal Ros di Catanzaro. E poi: «Laddove ci siano riscontrati motivi di perplessità, mi sono resa conto personalmente di alcuni casi (parlo di due o tre) in riferimento a delle informative o produzioni documentali, l’ufficio di Procura ne chiederà l’espunzione».