Avrà avuto i suoi buoni motivi, che in casi come questi si chiamano “impegni istituzionali concomitanti e indifferibili”. Epperò. Il fatto che il presidente della Calabria Roberto Occhiuto oggi non abbia accolto il presidente della Repubblica di Albania, Ilir Meta, giunto a Civita, piccolo comune arbereshe della provincia di Cosenza, per la prima tappa della sua visita nelle comunità arbereshe di Calabria, stona assai.

Si tratta di un Capo di Stato, per giunta accompagnato dall'ambasciatrice albanese in Italia Anila Bitri. Ad accoglierlo c’erano il sindaco di Civita Alessandro Tocci, la presidente della Provincia di Cosenza Rosaria Succurro e, in rappresentanza della Regione, l’assessore regionale alle Politiche agricole Gianluca Gallo e la consigliera regionale Simona Loizzo.

Ma non c’era il governatore Occhiuto, che magari, chissà, lo incontrerà nei prossimi giorni. Insomma non certo un peccato mortale. Ma se invece del presidente dell’Albania fosse arrivato in Calabria il cancelliere tedesco Olaf Scholz, o il premier inglese Boris Johnson, o il presidente francese Emmanuel Macron, gli impegni di Occhiuto sarebbe stati abbastanza “concomitanti e indifferibili” da fagli disertare il doveroso benvenuto? Non si sa. Intanto se lo chiedono anche i circa 60mila albanesi di Calabria, calabresi quanto Occhiuto, che vivono in una trentina di comuni concentrati soprattutto nel Cosentino. Minoranza etnico-linguistica che qui giù ha messo radici a cominciare dal XV secolo. 

L’unica cosa certa è che, come diceva il grande Luciano De Crescenzo, «si è sempre meridionali di qualcuno». Sarebbe bene non dimenticarlo, anche quando forse ci crediamo cittadini del “nord” del mondo.