Quindici mesi alla guida della Prefettura di Vibo Valentia.L’emergenza sbarchi, l’allarme criminalità, la pervasività del racket delle estorsioni, la tracotanza della ‘ndrangheta e le sue ingerenze negli enti locali. Ordinaria amministrazione nella provincia vibonese, gestita, però, con piglio deciso e in aderenza ed estremo ossequio alle leggi, all’ordinamento democratico e alla propria libertà di pensiero ed azione. Guido Longolascia l’incarico e va in quiescenza. Lo fa con la certezza dichiarata di aver profuso il massimo impegno possibile in un territorio attraversato da profonde lacerazioni ma che non per questo, ricorda il prefetto siciliano, si deve rassegnare. Composto, com’è, aggiunge, in larga parte da cittadini perbene che devono trovare nelle istituzioni riferimenti credibili ai quali appellarsi senza paura. 

«Un bilancio estremamente positivo»

«Un bilancio estremamente positivo - lo definisce -, per quello che è stato fatto dalla Prefettura in tutti i settori, dal controllo degli enti locali, alla gestione dell’immigrazione. Abbiamo cercato di fare quello che era possibile fare. Non mi sono risparmiato - ha aggiunto -, ho speso tutte le mie energie. Ho fatto il mio dovere fino in fondo senza condizionamenti e senza limitazioni». 

 

E non dimentica, Longo, le figure istituzionali che più gli sono state accanto. «Debbo dire che ho avuto vicino a me il ministro dell’Interno Marco Minniti, che ringrazio moltissimo per quello che ha fatto per il territorio e per me come prefetto di questo territorio. Mi dispiace andarmene da qui. Da questa provincia alla quale mi sono affezionato perché la maggior parte della sua popolazione non ha niente a che fare con la ‘ndrangheta. Subisce la ‘ndrangheta. Ne è terrorizzata, ma speriamo che con il lavoro fatto e con quello che farà chi mi succederà le cose possano migliorare». 

 

Non è mancato il riferimento ai fatti di Limbadi e alle pressanti richieste di assegnazione della scorta alla madre di Matteo Vinci, ucciso da un’autobomba il 9 aprile scorso. «Le misure adottate - ha ribadito ancora una volta- sono congrue. Per quanto mi riguarda ho svolto il mio lavoro fino in fondo». Concetto che estende a tutta la sua esperienza vibonese: «I provvedimenti che sono stati adottati sono stati meditati, studiati, analizzati, nulla è stato fatto a caso. È stato frutto di un lavoro enorme che mi ha impegnato moltissimo. Oggi, in conclusione, posso dire di aver tracciato un percorso. Avrei voluto un po’ più di tempo per farne un’altra parte ma sono sicuro che chi mi succederà, continuerà su questo solco già tracciato».

Il commiato alla Scuola di Polizia

A rendergli omaggio, nell'auditorium della Scuola allievi agenti di Polizia, le maggiori autorità del territorio, i sindaci, i colleghi prefetti delle altre province calabresi, il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, il comandante della Legione Carabinieri Calabria Vincenzo Paticchio, il questore Filippo Bonfiglio, il presidente del Tribunale Alberto Filardo. Per l’occasione si mobilitano le migliori professionalità della città, dall’Orchestra di fiati di 50 elementi composta dai migliori allievi del Conservatorio Fausto Torrefranca, la cui applaudita esibizione ha aperto la cerimonia introdotta dal Capo di gabinetto Sergio Raimondo, agli allievi dell’Istituto alberghiero Enrico Gagliardi che hanno curato il momento conviviale offerto agli ospiti a conclusione della manifestazione inserita nell’ambito delle celebrazione per la Festa della Repubblica

 

Poco prima, da parte dello stesso prefetto Longo, la consegna delle Onorificenze al merito della Repubblica al commissario del ruolo direttivo speciale della Polizia di Stato Liviano Cappelletti, al docente di lingua e letteratura inglese del “Capialbi” di Vibo, Giuseppe Cinquegrana, e alla presidente della sezione provinciale della Croce Rossa Caterina Muggeri. A seguire il commosso saluto del vicario Eugenio Pitaro e l’accorato discorso di commiato di Guido Longo.