‘Ndrangheta in Emilia

Il potere dei Grande Aracri a Brescello, condanna a 24 anni per il fratello del boss Nicolino nel processo Grimilde

Inasprita in appello la pena per presunto il capo della cellula criminale dei Cutresi al Nord. In tutto sono state comminate 13 condanne. Il Comune, centro operativo della cosca, venne sciolto per mafia

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di Redazione Cronaca
20 luglio 2024
20:05

La Corte d’Appello di Bologna ha inflitto 13 condanne nell’ambito dell’inchiesta Grimilde che contempla la presenza della cosca Grande Aracri in Emilia Romagna e in particolare nel Comune di Brescello.
La condanna più pesante è andata a Francesco Grande Aracri, fratello del boss ergastolano Nicolino, detenuto in regime di 41bis.
Una pena a 24 anni di reclusione che vede inaspriti, in secondo grado, i 19 anni e sei mesi che erano stati comminati dal Tribunale di Reggio Emilia.

Nove anni sono stati inflitti a Paolo Grande Aracri, figlio di Francesco, in seguito a patteggiamento; 2 anni e 6 mesi a Gregorio Barberio; 6 anni e 4 mesi a Domenico Oppido; 3 anni e 8 mesi e Gaetano Oppido; 1 anno e 2 mesi a Francesco Paolo Passafaro; 1 anno e 2 mesi a Giuseppe Passafaro; 2 anni a Pietro Passafaro; 2 anni e 4 mesi a Matteo Pistis; 2 anni a Roberto Pistis; 1 anni e 4 mesi ad Antonio Rizzo; 8 mesi a Salvatore Caschetto; un anno e 10 mesi Nunzio Giordano (pena sospesa).


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L’operazione “Grimilde”, scattata il 25 giugno 2019 con 16 arresti eseguiti dalla Polizia di Stato, è stata considerata un duro colpo alla cellula della cosca Grande Aracri di Cutro basata a Brescello. Le indagini hanno portato alla luce l’uso di “teste di legno” per coprire affari illeciti, estorsioni ai danni di imprenditori, truffe e rapporti opachi con la politica locale.

Questa attività investigativa segue il blitz “Aemilia” del 2015, svelando come i Grande Aracri siano riusciti a dettare legge anche a Brescello, il primo comune dell’Emilia-Romagna sciolto per mafia. Il comune, che poi fu commissariato per mafia, noto per i racconti di Giovannino Guareschi, è stato identificato come un centro di attività affaristiche della ‘ndrina emiliana, autonoma ma strettamente legata alla casa madre di Cutro.

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