Il collaboratore di giustizia di Reggio Calabria è uno dei killer che nel 1994 uccise i carabinieri Fava e Garofalo. Nel corso di un processo chiede pietà ai familiari delle sue vittime e spiega il perché decise di lasciare la 'ndrangheta: «Mi gridavano papà e io pensavo che pezzo di merda che ero stato». Ascolta l'audio andato in onda su Mammasantissima (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Oggi mi rivolgo ai familiari e a tutti quelli che sono stati bersaglio delle mie indegnitudini. Non chiedo perdono, perché chiedere perdono non è possibile…. Perché non mi sono perdonato neanche io stesso… quindi io chiedo a loro di avere… se potranno… mi inginocchio di fronte a loro e chiedo pietà per quello che gli ho fatto».
Quando Consolato Villani – uno dei due killer del commando armato che il 18 gennaio del 1994 giustiziò sull’A3 i due carabinieri Garofalo e Fava – depone in Aula a Reggio proprio nel processo che punta a dimostrare l’accordo tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra nella stagione delle stragi, è un uomo diverso da quello che era stato in passato.
LaC Tv | Mammasantissima - Processo alla ’ndrangheta: i segreti svelati dai pentiti. Ecco come è andata la puntata
L’audio è stato fatto ascoltare nella quinta puntata di Mammasantissima – Processo alla ‘ndrangheta, andata in onda martedì 14 febbraio su LaC Tv.
Una trasformazione che lo stesso santista della cosca Lo Giudice tiene a sottolineare e che individua con la nascita delle proprie figlie. «Nel 2010 ho iniziato a collaborare perché ho trovato una maturità interiore che prima non conoscevo – racconta in aula - e allora ho intrapreso il percorso… ma non è stato facile perché io purtroppo vengo da una famiglia di ‘ndrangheta… non voglio addossare tutte le responsabilità alla mia famiglia perché le altre responsabilità le ho portate avanti io… dico questo perché, diventando padre… arrivato a casa vedevo le mie figlie che mi gridavano “papà, papà, sei tornato” e in quel momento ho iniziato a domandarmi, ma che pezzo di merda sono stato… e allora ho intrapreso il percorso… e iniziando a maturare ho capito che non potevo andare più avanti, non potevo guardare in faccia le mie figlie, perché avevano un assassino a casa che ha causato un dramma in diverse famiglie».