È ancora il pentito Girolamo Bruzzese ad essere stato interrogato in aula a Reggio Calabria. Ed è stato un lungo e dettagliato racconto sui presunti rapporti tra ‘ndrangheta e politica e ha rappresentato il fulcro dell’ultima udienza del processo ‘Ndrangheta stragista che si sta celebrando in Corte d'assise d’Appello a Reggio Calabria.

Il processo vede alla sbarra il boss del quartiere Brancaccio di Palermo Giuseppe Graviano, e il capobastone della ‘ndrangheta di Melicucco legato ai Piromalli, Rocco Santo Filippone.

Entrambi sono stati condannati in primo grado all’ergastolo per il duplice omicidio dei carabinieri Vincenzo Fava e Antonino Garofalo, avvenuto 18 gennaio 1994 a Scilla, mentre pattugliavano l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Matacena e i Piromalli

Il pentito vorrebbe ricostruire i presunti avvenimenti che portarono alla scalata di Forza Italia. E durante l’interrogatorio del procuratore Giuseppe Lombardo lo ha fatto ripercorrendo i presunti accordi delle famiglie di ‘ndrangheta per favorire il partito di Silvio Berlusconi: «Il papà di Amedeo Matacena, quello delle Caronti, aveva il comparato con Peppe Piromalli. Matacena, quindi, affiancava Piromalli nel sostenere Forza Italia dal ‘98 al 2000, mentre gli Alvaro sostenevano Giuseppe Scopelliti». Il pentito non specifica quali fossero le elezioni in questione. Scopelliti non è indagato ed è estraneo all’inchiesta.

Ago della bilancia

Bruzzese descrive il boss Domenico Alvaro come «l’ago della bilancia che sosteneva gli equilibri tra le famiglie dopo la pace di Reggio Calabria. Lui aveva un carisma, quando arrivava lui era come se arrivasse un capo di stato. Gli Alvaro avevano le ‘ndrine e le locali in Canada e in Australia, erano potenti».

Incalzato dalle domande di Lombardo, Bruzzese ha raccontato di come le cosche avrebbero ricevuto ordine «nel 2000 di sostenere Chiaravalloti (ex presidente della Regione Calabria, ndr) nonostante fosse un magistrato. Domenico Alvaro diede un ordine a Teodoro Crea. Ti piace o non ti piace Chiaravalloti deve vincere. Io ero lì, ero presente, ero latitante e disse che Piromalli, Mancuso, Pesce e Reggio erano tutti d’accordo con l’elezione di Chiaravalloti. Ero presente perché la mia latitanza la gestiva Crea e Teodoro ci teneva affinché io esprimessi il mio parere e io sostenni la candidatura di Pasquale Inzitari». Anche Chiaravalloti è estraneo al procedimento.