Papà Carlo si appella alla prima governatrice donna della Calabria e la invita ad andare a trovare la sua Maria Antonietta, vittima di tentato femminicidio, viva per miracolo e esempio emblematico di una lotta «perché siete "Donne", belle donne. Dobbiamo dire Stop alla violenza. Fermiamo i ladri di vite».

Il padre di Maria Antonietta Rositani, in vista della prima udienza che vede imputato l'ex compagna di sua figlia per aver tentato di ucciderla dandole fuoco, non perde tempo e, dopo le parole della neo eletta governatrice Jole Santelli che si augura di non deludere nessuno, è a lei che si rivolge. 

La lettera di papà Carlo

«Gentile presidente Jole Santelli, nell'augurarle da calabrese buon lavoro, come figlio e padre di questa nostra bella terra spero tanto che lei oltre alle belle parole lasciate dai suoi predecessori troverà il modo migliore dal suo alto scranno, del suo nuovo importante incarico per dare più luce, attenzione e amore a tanta brava e povera gente di questa nostra dimenticata bella terra della Calabria. Mi affido a lei prima donna a governare la Regione Calabria».

Il tentato omicidio

Sono parole di un uomo provato da tanta sofferenza, quella che un padre non dovrebbe mai vivere, quella di vedere la propria figlia in fin di vita per colpa di un aguzzino che diceva di amarla. Un amore malato, una tragedia e un dolore disumano che papà Carlo vuole che non sia vano. Lui che le donne le ama nel senso più puro del termine, di fronte a sua figlia e al suo dolore celebra la forza di tutte le creature troppo spesso etichettate e trascurate. E solo dopo aver chiesto attenzione per tutte le donne vittime di violenza, l'appello alla Santelli: «Non si dimentichi di mia figlia». 

Una donna forte e coraggiosa che ha dimostrato resilienza e forza di vivere. Uno scricciolo che racchiude in se un messaggio enorme e una grande voglia di vivere e crescere quei due figli così tanto amati da essere disposta a rifare tutto. Quella grande donna che papà Carlo chiama ancora «la mia bambina».

L'appello alla Santelli

«A lei che è "donna" "figlia", non si dimentichi 'mai' di essere donna: il dono più prezioso che Dio ha donato a noi umani sulla terra. E da donna non si dimentichi di dare più attenzione alle donne. E si ricordi anche di tutte le donne maltrattate, dei più deboli, dei bisognosi e non si dimentichi di mia figlia, della mia bambina Maria Antonietta. Mia figlia, che da quasi undici mesi è ricoverata in un Ospedale a Bari inerme e sofferente su un letto di una grande eccellenza sanitaria di questa nostra bella Italia. 

«Oliverio ha dimenticato la mia bambina»

E mi auguro con tutto il cuore che lei rappresentate delle nostre istituzioni non lasci al vento come tutti gli altri parole sorrisi e abbracci alla mia bambina e che non faccia anche lei come il suo predecessore che non ha mai speso una parola sulla tragedia disumana accaduta a mia figlia quel 12 marzo in via Frangipane a Reggio Calabria. E di lei il governatore uscente sembrerebbe che non conoscesse nemmeno la sua storia saltata da quel giorno alle cronache nazionali. E non conoscesse nemmeno di quelle tre denunce fatte da mia figlia negli anni alle Autorità e poi da me trovate dopo l'attentato impolverate di disattenzioni tra faldoni dei grandi Palazzi della legalità». 

«Questa violenza poteva essere evitata»

«Una tragedia accaduta per disattenzioni dello Stato che ha permesso a un uomo "non uomo" di commettere su una via di una strada di una grande città della nostra bella Calabria, un orribile disumano crimine». La rabbia non passa e tra le parole di un padre ancora sconvolto c'è tutto il dolore e la voglia di non far cadere il silenzio in questo caso di tentato femminicidio perché quanto accaduto a Maria Antonietta «si poteva evitare».

 

«Bruciare una donna, bruciare la madre dei due suoi figli Annie e William. Solo perché secondo la sua cultura malata un uomo "Non si lascia"! Un uomo non si fa lasciare mai da una donna. A non conoscere la storia di mia figlia un uomo delle Istituzioni italiane che fino a ieri era il presidente della Calabria, governatore di una Regione. Lui, governatore della nostra Calabria sembrerebbe che fosse all'oscuro di tutto. Lui al buio di tutto dell'accaduto a Maria Antonietta a differenza invece del nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella che il giorno della consegna nelle sue mani della mia lettera disse subito di conoscere perfettamente la tragedia della mia bambina».

Che dirle presidente, io sono certo che da donna riuscirà a riportare alla luce, la bellezza, i profumi, il fascino e lo splendore alla nostra amata Calabria senza mai dimenticarsi di essere donna e di abbracciare ai pensieri del suo cuore i più deboli, le persone anziane e tutti coloro che soffrono su questa terra maltrattata da sempre. La nostra povera terra di Calabria. E poi si annodi al suo nobile cuore il tanto bisogno di lavoro che manca, si ricordi dei nostri figli costretti ancora oggi come i nostri nonni ad emigrare».

«Mai vendetta»

Il dolore non lo ha incattivito e, nonostante la sofferenza stia ancora accompagnando la sua vita, papà Carlo invoca «amore e pace sempre. Mai vendetta. La violenza è una brutta bestia. Gentile governatore l'aspettiamo se le fa piacere io e mia figlia a Bari col suo sorriso di sempre. Un augurio dal cuore da parte di un padre disperato che crede ancora oggi nonostante tutto al Tricolore e alle Istituzioni».

Elisa Barresi