VIDEO | Incontro a Lamezia con gli studenti dell'istituto Perri Pitagora. Oltre al fratello dell'imprenditrice scomparsa a Limbadi presenti anche il superpoliziotto Giuseppe Gualtieri e Don Giacomo Panizza presidente della Comunità Progetto Sud
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Un ragazzo seduto sulla bilancia della legalità che soffia le bolle di sapone dei maggiori principi (Rispetto, Legalità e Libertà): è il disegno di una studentessa del Perri-Pitagora di Lamezia Terme, Ludovica Di Rende, scelto per la locandina della Giornata nazionale della Legalità. Nell'auditorium Pitagora di viale Primo Maggio centinaia di ragazzi delle terze medie (rigorosamente senza cellulari come in ogni orario scolastico) hanno animato due ore molto vivaci, ben diverse dalle passerelle antimafia cui si è soliti assistere.
Assieme al dirigente scolastico Giuseppe De Vita, che si preoccupa ogni giorno di circa 1.400 studenti, sotto i riflettori dei ragazzi ci sono stati Giuseppe Gualtieri, dirigente di Polizia autore della cattura di Bernardo Provenzano; don Giacomo Panizza, presidente della comunità Progetto Sud di Lamezia e Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, l'imprenditrice di Laureana scomparsa a Limbadi e vittima di lupara bianca. Senza tanti fronzoli, i ragazzi si sono presi la scena facendo domande senza filtri ai vari ospiti.
Don Panizza: «Se ho paura? Certo che sì...»
«Se ho paura? Certo - ha detto il Don Giacomo Panizza, il sacerdote bresciano rispondendo ad un ragazzo - dentro ho tanta paura ma non bisogna farglielo vedere. Me l'ha insegnato don Italo Calabrò e da allora anche se dentro vorrei esplodere quando mi hanno avvicinato ho cercato col sorriso di sdrammatizzare. Anche se ho un programma di protezione e non posso prendere un caffè al bar né andare dal barbiere. E pensare che in tanti qui a Lamezia continuavano a dirmi che la ndrangheta non esisteva».
Chindamo: «Qui per trasformare la paura in speranza»
Vincenzo Chindamo, il fratello della donna sparita nel nulla nel Vibonese ha ascoltato la storia di Maria raccontata da tre giovani studentesse Gaia, Giorgia ed Anna. «La telefonata di quella mattina mi ha raggelato il sangue - racconta il giovane ai ragazzi silenziosi - e quando sono andato sul posto il silenzio assoluto era ancora più terrorizzante. Sono qui con voi per tentare di trasformare quella paura in speranza, per dirvi di opporvi all'arroganza della violenza ed alla cultura del silenzio che ci viene imposto. Non "fatevi i c... vostri", perché non è vero che si è "infami": ribellatevi alle ingiustizie e denunciate. La vendetta? Non lo neghiamo... è umano. Ma come dice don Giacomo la risposta migliore ad un crimine orrendo non è la vendetta ma agire per la libertà come stiamo facendo oggi qui».
Gualtieri: «Siate custodi della legalità»
«Non avevo la vocazione del poliziotto - ha detto Giuseppe Gualtieri - anche se ero appassionato di ordine e rispetto delle regole. Mi sono innamorato del mio lavoro col tempo. La mia emozione maggiore? Vedere tanti palermitani che ci applaudivano davanti alla questura dopo la cattura del boss - ha rivelato Gualtieri ad un altro studente. Col tempo ho imparato che la gente ci chiede affidabilità e se noi uomini delle istituzioni diamo buon esempio i cittadini si aprono. Siate custodi della legalità anche nelle piccole cose, imparate a non temere i giudizi scomodi».