Duecentosette incidenti oggetto di denuncia/querela in un anno; 11.178 quelli approfonditi in relazione al rischio frode, addirittura 16.805 quelli tecnicamente “esposti”. In totale, in un anno, in Calabria, sono stati 56.693 gli incidenti stradali denunciati.

Sono questi i numeri che danno l’idea di un fenomeno da monitorare con grande attenzione, ossia quello dei sinistri e della possibilità di truffe. Il 2020 ha portato a diverse inchieste della magistratura che hanno segnato tappe importanti nella lotta alla frode, soprattutto in Calabria, regione fra le più impegnative in Italia ed al Sud in particolare e in terza posizione dopo Campania e Puglia. I dati sono quelli relativi al focus 2019 effettuato dall’Ivass, l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Spicca un dato: fra la città a rischio Crotone ha un incremento del 6%.  

Le ultime cifre disponibili raccontano di un risparmio, per sventate frodi, pari a 253 milioni di euro nel 2018, derivanti da oltre 50mila sinistri (+11% rispetto all’anno precedente) per cui le valutazioni svolte dalle imprese hanno individuato tentativi di frode.  

È un mercato assai fiorente, dunque, quello che riguarda i falsi sinistri stradali. Da molto tempo, le compagnie assicurative sono impegnate in vere e proprie attività d’indagine volte a scovare coloro che fanno di questi reati dei veri e proprio metodi di sostentamento.  

I numeri in Italia 

Nell’anno di riferimento 2018 (ultima annata con disponibilità di dati), il numero totale di sinistri denunciati è pari a 2.813.191 unità, in riduzione del -1,6% su base nazionale e in particolare al Centro (-2,9%), Sud (-2,7%) e Isole (-3,2%).  Le Unità di rischio (UDR) assicurate sono cresciute del +1,6%, attestandosi a 42.033.452 unità, con una crescita generalizzata in tutte le aree geografiche: Nord (+2,2%), Centro (+1,1%), Sud (+1,4%), Isole (+0,4%).  Prosegue, come nei due anni precedenti, la riduzione dei sinistri classificati a rischio frode (628 mila), in diminuzione del -1,9% rispetto al precedente esercizio. Si registra, tuttavia, un rilevante incremento dell’incidenza dei sinistri esposti a rischio frode nelle province di Caserta (+12%), Crotone e Isernia (+6%). I sinistri oggetto di approfondimento per rischio frode si sono attestati a 374.966 (contro le 335.102 unità del 2017; +11,9%). Tra le province con maggiore incidenza del fenomeno si segnalano Caserta e Napoli, come nel 2018 ma a posizioni invertite.  

Le inchieste in Calabria 

Sono diverse le inchieste giudiziarie che hanno svelato gli interessi che ruotano attorno al mondo dei sinistri stradali. Nel marzo scorso i carabinieri della stazione di San Luca hanno denunciato 66 persone nell’ambito dell’operazione “Car crash 2”, con l’accusa di fraudolento danneggiamento di beni assicurati, uso di atto falso, illecito utilizzo di dati personali, attività assicurativa o riassicurativa in difetto di autorizzazione e iscrizione al registro assicurativo, favoreggiamento, indebito utilizzo di carta di credito e sostituzione di persona. Sarebbero emersi 10 falsi incidenti stradali e l’esistenza di circa 40 polizze assicurative contraffatte, per un danno alle compagnie pari a circa 250.000 euro. Tra gli indagati risulta addirittura un uomo che, già denunciato per aver finto di essersi fratturato una mano nel corso di un incidente mai accaduto, ha simulato, nel periodo in cui avrebbe dovuto portare il gesso alla mano, il coinvolgimento in un secondo incidente stradale, fingendo di aver investito una donna, sua complice, in una via laterale del comune di San Luca, al fine di dividersi le somme intascate dall’assicurazione. Un’indagine, questa, che rappresenta la prosecuzione di “Car crash” e che aveva porto ad individuare 72 falsi sinistri ed oltre 100 polizze assicurative contraffatte. 

Una seconda inchiesta di rilievo è quella condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dalla polizia metropolitana che ha portato ad un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per due reggini entrambi operanti nel centro cittadino, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a reati di falso materiale e ideologico commessi anche da pubblici ufficialiaccesso abusivo a sistema informatico/telematicofraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, nonché di ricettazione

Con la medesima ordinanza, inoltre, è stato disposto l’obbligo di firma nei confronti di un terzo soggetto (V.N. cl’ 79), anch’egli reggino, nonché il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di un patrimonio di un valore complessivo superiore al milione di euro. L’indagine ha svelato l’esistenza di uno strutturato sodalizio criminale in grado di simulare numerosissimi sinistri, pianificati nei minimi dettagli e posti in essere dagli stessi sodali, attraverso un collaudato sistema di falsificazione della documentazione sanitaria, delle pratiche assicurative, nonché di fittizie aperture di appositi conti correnti postali e bancari di appoggio temporaneo delle somme provento delle truffe. 

Di recente, poi, vi è stata una inchiesta che ha messo sotto indagine 25 persone con il coinvolgimento di un’agenzia di disbrigo pratiche. Al vertice della presunta associazione Francesco Cuzzocrea.  

Professionisti coinvolti 

Dalle varie indagini degli ultimi anni, originate anche dalla struttura antifrode ad esempio di Axa con lo studio legale Caroli, è emerso il ruolo che diversi professionisti, in particolare degli avvocati, avrebbero rivestito aiutando i loro assistiti nell’effettuare le truffe. Accuse ovviamente da dimostrare, considerato che sono in corso i relativi processi.  

Nello specifico è emerso il coinvolgimento degli avvocati Gregorio Papalia, con studio a Palmi, Francesco Bonaparte, con studio a Bovaino e Domenico Strangio, con studio a Natile Nuovo.  

Nei confronti di Papalia, l’accusa è quella di fraudolento danneggiamento dei beni assicurati previsto dall’articolo 642 c. p. Secondo l’accusa, infatti, al fine di conseguire un indennizzo da Axa assicurazioni, avrebbe falsificato la documentazione relativa ad un sinistro occorso fra altre persone; sinistro realmente avvenuto, ma fra soggetti parzialmente differenti e con conseguenze lesive inferiori rispetto a quelle riportate nella richiesta di risarcimento e nelle successive comunicazioni alla compagnia assicurativa. 

Anche per l’avvocato Bonaparte l’accusa è la medesima, ossia quella prevista dall’articolo 642 c.p.. In questo caso, il legale avrebbe “istruito” un testimone il quale, in un primo tempo, avrebbe dichiarato il falso affermando di aver assistito al sinistro, salvo poi ritrattare dinanzi ai carabinieri, spiegando di non essere mai stato testimone del sinistro e di aver reso dichiarazioni mendaci solo per fare una cortesia ad un amico.  

L’avvocato Strangio, infine, stando sempre agli atti d’accusa, avrebbe, nella sua qualità di legale, avanzato una richiesta di risarcimento danni all’Axa assicurazioni in nome e per conto del suo cliente, pur sapendo della falsità del sinistro.  

Nel 2019, invece, un’operazione dei carabinieri aveva portato alla denuncia di altri due legali, ritenuti a capo di una organizzazione criminale dedita alla commissione di truffe assicurative, falsa testimonianza e corruzione. Si trattava dei fratelli Ugo ed Alessandro Torrente. 

Come detto, i processi in questione, in alcuni casi, sono ancora in corso o si è, in altri casi, nella fase d’indagine ed al momento si tratta di tesi accusatorie da dimostrare. Di sicuro c’è che il settore dei sinistri stradali rappresenta un terreno assai scivoloso, dove anche i professionisti debbono prestare grande attenzione nello svolgimento della propria attività.