Boccata d’ossigeno per gli addetti all’ufficio per il processo, figura introdotta dal Governo Draghi, su indicazione dell’Unione Europea, per smaltire l’arretrato giudiziario dei tribunali italiani. Nel “Milleproroghe” infatti è presente «la proroga al 30 giugno 2026 dei contratti del personale assunto a tempo determinato addetto all’ufficio per il processo e la durata massima di 36 mesi dei contratti del personale assunto a tempo determinato per il supporto alle linee progettuali per la giustizia del Pnrr» si legge nel documento governativo.

Si tratta di una notizia tanto attesa per gli oltre 5mila addetti all’ufficio per il processo che da alcuni anni supportano i magistrati nel redigere sentenze civili e penali. Un numero notevolmente ridotto nel corso del tempo poiché è notorio che oltre alla scadenza del 30 giugno 2026 non si andrà, in mancanza di ulteriori fondi europei. Ed è questo il motivo principale della “fuga” di migliaia di addetti che hanno preferito seguire altre strade, sempre nell’ambito della pubblica amministrazione.

Anche il Csm, di recente, aveva espresso parere favorevole alla proroga dei contratti. Ne aveva parlato pubblicamente il consigliere togato Maria Vittoria Marchianò, già presidente del tribunale di Crotone, che si occupa della materia a Palazzo dei Marescialli, ritenendo che la prosecuzione del lavoro era da considerare prioritaria rispetto ai venti di maestrale prospettati dal ministro della Giustizia con la messa a bando di un concorso per oltre 16mila posti. Questo avrebbe provocato la perdita di figure (oggi) altamente qualificate che danno ogni giorno un contributo notevole allo smaltimento dei carichi giudiziari in tutti i settori. «L’Ufficio per il processo ha introdotto un nuovo modello organizzativo, basato sul lavoro di equipe» aveva detto la Marchianò.