Parla il pentito Consolato Villani, deponendo nell'aula bunker del carcere di Rebibbia, a Roma, nell'ambito del secondo processo per la strage di Capaci: “Il giudice Antonino Scopelliti venne ucciso nell'agosto del '91 in Calabria per fare un favore a Cosa nostra”. “ Il giudice – dichiara il collaboratore di giustizia - avrebbe potuto influenzare negativamente gli esiti del maxiprocesso alla mafia siciliana. Durante una faida interna alle cosche calabresi – ha spiegato Villani – a Reggio Calabria, per mettere la pace arrivò Totò Riina. Con Cosa nostra c’erano degli affari in comune e uno scambio di favori continuo”.


L’ex ‘ndranghetista continua rivelando particolari delle stragi che hanno portato alla morte di Falcone e Borsellino. “Nell’organizzazione delle stragi di Capaci e via d’Amelio – racconta il pentito - parteciparono anche i servizi segreti deviati. Cosa nostra sicuramente ricoprì un suo ruolo ma è stata usata solo come manovalanza. L’obiettivo era lanciare un avvertimento allo Stato perché al suo interno c’era una contrapposizione. In Sicilia erano stati coinvolti un uomo, particolarmente brutto, e una donna, appartenenti per l’appunto ai servizi segreti”.


Il pentito ha detto che a confidarglielo sarebbe stato Antonino Lo Giudice, presunto boss dell’omonima cosca reggina. “Sia l’uomo che la donna erano molto addestrati e preparati ed erano considerati vicini ai Laudani di Catania. In Sicilia avevano ucciso un poliziotto e un bambino. Io ho poi incontrato un uomo che mi ha colpito per la sua faccia e presumo che si tratti della stessa persona alla quale si riferiva Lo Giudice”.
Villani ha concluso che “Falcone e Borsellino sarebbero stati uccisi perché all’interno dello Stato c’erano delle contrapposizioni. In particolare c’era una corrente politica collegata a Cosa nostra e c’era il rischio che questo si scoprisse”.