L'ex presidente della Corte d'Appello di Catanzaro era rimasto coinvolto nell'inchiesta Genesi che ha fatto emergere un giro di mazzette e sesso negli uffici giudiziari catanzaresi
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Lascia il carcere e va ai domiciliari in un convento calabrese l'ex presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro, Marco Petrini, coinvolto lo scorso gennaio nell'inchiesta Genesi che ha fatto emergere un giro di mazzette e sesso negli uffici giudiziari catanzaresi.
Ieri mattina si è discussa al Tribunale del Riesame di Salerno l'istanza di revoca della misura cautelare in carcere nuovamente disposta dal Gip un mese fa a carico di Petrini, che si trovava agli arresti domiciliari in un luogo protetto dopo la sua decisione di collaborare con la magistratura. La nuova ordinanza era stata disposta dal Gip a seguito di una serie di ritrattazione sulle dichiarazioni rese da Petrini ai pubblici ministeri e che avevano reso necessario un aggravemento della misura cautelare.
Ora sono stati inoltre dissequestrati anche una parte dei beni.
Secondo la Procura di Salerno, Petrini sarebbe stato indotto dalla moglie, Maria Stefania Gambardella, a ritrattare o a modificare le accuse mosse negli interrogatori del 25 e del 29 febbraio. Anche lei oggi risulta infatti indagata per il reato di induzione a non rendere o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria in concorso con persone allo stato ignote.
Marco Petrini è difeso dagli avvocati Francesco Calderaro e Agostino De Caro.