VIDEO | Ampia ed articolata l'attività di indagine condotta nell'ambito dell'operazione Alarico che ha portato in carcere 21 persone, 26 sono finite ai domiciliari. Per 10 invece è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria
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Ci sono anche tre minorenni tra i destinatari delle misure cautelari eseguite dai carabinieri nell’ambito dell’operazione Alarico. 21 persone sono finite in carcere, 26 ai domiciliari. Per 10 invece è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il blitz ha avuto inizio prima dell’alba con l’impiego di oltre 500 militari del comando provinciale di Cosenza supportati dal nucleo cinofilo di Tito, dallo squadrone eliportato dei cacciatori di Calabria e da un velivolo del nucleo elicotteri di Vibo Valentia. Smantellate decine di piazze di spaccio, attive anche davanti alle scuole.
Il ruolo delle mamme coraggio
34 le cessioni di stupefacenti, marijuana e cocaina soprattutto, documentate attraverso intercettazioni ambientali e filmati. Ad indirizzare le indagini sono state anche le denunce presentate da alcune mamme, esasperate dalle violenze dei figli caduti nel buco nero della tossicodipendenza. Dopo essersi indebitati, frugavano nelle stanze da letto dei genitori per razziare oggetti preziosi da rivendere ai compro oro, così da ricavare il denaro necessario a pagare i pusher. Alle forze dell’ordine le donne hanno fornito i nomi di alcune persone coinvolte nel giro di droga, descrivendo anche luoghi e circostanze delle attività illecite. 400 gli assuntori, molti dei quali giovanissimi, sentiti dai carabinieri durante le indagini, avviate nel settembre del 2016.
Rinvenute armi da fuoco e banconote false
Ma il traffico di stupefacenti rappresenta solo una parte delle accuse contestate dal Procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo e dal sostituto Giuseppe Cozzolino, che hanno chiarito i dettagli dell’inchiesta nel corso di una conferenza stampa ospitata nel comando provinciale dell’Arma, insieme al colonnello Piero Sutera, al comandante della compagnia di Cosenza Giuseppe Merola e della stazione di Cosenza principale Renato Morrone. Tra i reati spicca la detenzione di armi da fuoco. Nel corso delle decine di perquisizioni operate sono spuntate pistole e fucili con matricola abrasa e relative munizioni. Un arsenale tale da far ritenere che possa esserci un collegamento tra le persone coinvolte nell’operazione odierna e la criminalità organizzata. Anche per questo la Procura di Cosenza ha più volte interloquito con la Distrettuale di Catanzaro. Contestata anche la spendita di banconote false, reperite in buona parte sul mercato napoletano. Dalle indagini è inoltre emerso un raccapricciante episodio di estorsione consumato da un minore in concorso con il padre, ai danni di un assuntore di stupefacente, minacciato e percosso perché non era in grado di saldare il debito accumulato per l’acquisto della droga.