VIDEO | Solo 58 ricorsi sono stati instaurati contro l'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza che non naviga in buone acque sotto il profilo finanziario
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L'enorme sovraindebitamento degli enti locali che produce a cascata una mole considerevole di ricorsi di ottemperanza al Tribunale amministrativo regionale è il dato più preoccupante emerso durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Nella sua relazione il presidente, Giancarlo Pennetti, ha ricordato i 301 ricorsi instaurati nel 2019, di cui ben 111 introdotti in ambito sanitario e solo 58 riguardanti l'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. L'ente, che naviga in acque non finanziariamente tranquille, è seguita dall'Asp di Crotone e dai 13 ricorsi dell'azienda universitaria Mater Domini.
La nomina dei commissari ad acta
Si tratta di procedimenti innescati da cittadini e imprese nel tentativo di vedersi riconoscere i crediti maturati nei confronti delle pubbliche amministrazioni, spesso insolventi.
«Almeno in un paio di casi - spiega nella relazione il presidente - a fronte delle difficoltà in cui versano le aziende sanitarie, territoriali e ospedaliere, ad ottemperare ai giudicati di condanna al pagamento delle somme si è dovuto provvedere alla sostituzione del commissario ad acta nominato in prima battuta con il commissario governativo al piano di rientro». Comuni, Province ma anche enti strumentali dela Regione Calabria come l'Afor, i Consorzi di bonifica e il Corap.
Lo smaltimento dei ricorsi arretrati
L'azione del Tar nel 2019 è proseguita nel programma di smaltimento degli arretrati con un risultato soddisfacente: «Nonostante le difficoltà di gestione del contenzioso ordinario - scrive il presidente - causate dal ridotto numero di magistrati in servizio il Tar di Catanzaro ha aderito al programma straordinario di riduzione dell'arretrato. Anche grazie al lavoro di abbattimento realizzato negli anni precedenti, questo Tar non ha avuto ricorsi ultradecennali da definire».
Le interdittive antimafia
Le due sezioni del Tar sono state inoltre impegnate anche nell'esame delle impugnative alle interdittive antimafia spiccate dalle Prefetture. «Con la legge del 17 ottobre 2017 numero 161, è stato introdotto il controllo giudiziario delle imprese a rischio infiltrazione mafiosa, senza disporre però una totale estromissione dei soggetti titolari della gestione delle attività economiche. Si garantisce così un duplice risultato, da un lato, quello di salvare la realtà imprenditoriale che rivelino insufficiente attitudine nel difendersi dai tentativi di commistione criminale, e dall'altro, quello di fornire un apporto concreto nel ripristino della legalità garantendo altresì all'impresa la continuità aziendale».