È un Antonio De Pace in evidente stato confusionale quello che la mattina del 31 marzo scorso, dopo aver ucciso la sua fidanzata 27enne Lorena Quaranta nella casa che dividevano a Furci Siculo, provincia di Messina, chiama la Stazione dei carabinieri di Taormina per rivelare il suo atroce misfatto.

Dall’altro capo del telefono un militare incredulo si sente riferire “ho commesso un omicidio”, e per essere sicuro di aver compreso bene chiede nuovamente “che ha fatto scusi?” Seguono frasi concitate e attimi di silenzio. De Pace ripete con un filo di voce “ho ammazzato la mia fidanzata”.

Poi fornisce l’indirizzo “via delle mimose 12, Furci Siculo”, e alla domanda “come l’ha ammazzata scusi?”, risponde “non lo so manco io. Lei è qui stesa…”. La ricostruzione di quel drammatico frangente è stata trasmessa ieri sera da Chi l’ha visto su Rai3, doppiata da due interpreti.

De Pace, che si trova in carcere da quel tragico giorno, non ha ancora fornito un movente valido per l’omicidio della studentessa di medicina originaria di Favara. Agli stessi carabinieri che erano intervenuti dopo la telefonata al 112 trovando con ferite al collo e ai polsi - che si era procurato nel tentativo di suicidarsi - aveva riferito di averla colpita con calci, pugni, con un oggetto contundente, forse una lampada, dopo aver scoperto di essere stato contagiato dal coronavirus da lei. Il presunto movente era stato poi smentito dall’esame clinico e il 28enne di Dasà, interrogato dal gip, aveva poi fatto scena muta avvalendosi della facoltà di non rispondere.