Sono le parole che continua a ripetere da quella maledetta notte del 4 ottobre scorso che ha distrutto la sua famiglia. Intanto, per fare luce su quella che per tutti è nota come la tragedia di Lamezia Terme, proseguono le indagini
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«Io ci credo profondamente. E vorrei convincere tutti. Stefania Christian e Nicolò sempre con me, con noi nei nostri cuori». Lo ha sempre detto e continua a ripeterlo anche dal suo profilo facebook Angelo Frijia marito di Stefania Signore e padre di Christian e Nicolò. La sua famiglia, i suo cari, sono ancora presenti, sono con lui. Un credo il suo, una fede che lo sta sostenendo in questi mesi difficili attraversati da un dolore straziante che avrebbe portato alla follia chiunque.
Ma non Angelo che porta avanti la sua sofferenza dignitosamente, battendosi affinché il ricordo dei suoi cari non vada perso e non scompaia inghiottito da quel blocco di cattive notizie a cui la cronaca ci ha abituati. E’ diventata nota come “la tragedia di San Pietro Lametino” quella maledetta notte del quattro ottobre scorso in cui Stefania, 30 anni, Christian, sette, e Nicolò, due anni appena, morirono trascinati via da un fiume di acqua e fango sulla strada per tornare a casa. Ritrovati subito i primi due, disperso per una settimana il più piccolo. Decine i volontari impegnati nelle ricerche. Impossibile dimenticare il volto smagrito, le occhiaie violacee e gli occhi pesti di Angelo mentre aspettava gli restituissero il corpo del suo bambino. «Non lo deve toccare nessuno – ripeteva a tutti – appena lo trovate chiamatemi».
E non deve essere stato un Natale semplice quello appena trascorso. La festa che più di tutte richiama al calore della famiglia, quest’anno Angelo l’ha vissuto senza la sua donna al suo fianco e con un lettino e una culla vuoti. Il 2018 è stato l’anno che gli ha tolto tutto, perché Angelo aveva tutto. A 36 anni aveva una bellissima moglie, un lavoro, due bambini. Un uomo realizzato che con umiltà portava avanti la sua vita. Una vita devastata in una notte. E la Procura indaga per capire. L’ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo. Come è possibile che quella strada si sia trasformata in un vero e proprio fiume? Era una tragedia evitabile? Cosa non ha funzionato? Al lavoro c’è un pool di avvocati e di geologi. Diversi gli aspetti da chiarire e da studiare.
Nel frattempo che la giustizia faccia il suo corso, ad Angelo auguriamo che in questo 2019 il tempo possa lenire le sue ferite e non scalfire il suo coraggio.
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