Nell’inchiesta Nemesis il riavvicinamento tra il futuro primo cittadino Seminario e il cognato del capocosca Tallarico viene ufficializzato sul palco della campagna elettorale. Per la Dda di Catanzaro è il segno di cui la ’ndrina ha bisogno per schierarsi con la lista Ripartiamo
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«Dopo le elezioni… dopo facciamo quello che dobbiamo fare perché adesso giustamente quelli si spaventano. Ci sono troppi riflettori… troppe cose, non ne vogliono adesso, hai capito?». “Quelli”, secondo gli investigatori della Dda di Catanzaro, sono i Tallarico, la cosca che controlla Casabona. Il virgolettato, invece, appartiene a Francesco Seminario, sindaco del centro nel Crotonese. Il primo cittadino – è la valutazione dell’accusa – si esprime «in termini che non lasciano dubbi sulla sua volontà di favorire uno scambio politico-mafioso con l’esponente della predominante famiglia di ’ndrangheta di Casabona, cioè Carlo Mario Tallarico, alias Luigi u Sciubbu.
Seminario parla con Francesco De Paola, considerato l’intermediario del presunto patto tra clan e politica. E De Paola lo tranquillizza: «Luigi è tranquillissimo con noi, non ne abbiamo problemi con Luigi, appoggia a te e basta… tutta la famiglia. Ha già dato disposizioni a tutti». La telefonata finita agli atti dell’inchiesta Nemesis è del 18 settembre 2021, un paio di settimane prima del voto che incoronerà l’avvocato del Pd come primo cittadino con un distacco sensibile rispetto al competitor.
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Per i pm antimafia c’è un patto elettorale. Un accordo che ha bisogno, per produrre risultati, di una manifestazione pubblica. L’occasione arriva il 23 settembre, quando Seminario si accinge a pronunciare un discorso in piazza durante un comizio elettorale. In questi casi le orecchie del paese ascoltano e prendono nota. E così fa il clan, che si aspetta un segnale.
Seminario – sempre stando alle valutazioni degli inquirenti – quel segnale lo offre alle 21,31, quando «formalizza pubblicamente lo strumentale riavvicinamento al cognato di Carlo Mario Tallarico, con il quale non aveva rapporti da anni». L’uomo è al centro di una scelta politica che ha spostato gli equilibri delle Comunali a Casabona: ha deciso di non candidarsi nella lista dell’avversario di Seminario, permettendo così alla famiglia Tallarico di stare dalla parte del futuro sindaco. Che lo “ringrazia” in piazza, ricordando di averlo avuto nella sua giunta nella prima consiliatura (1999-2004) e come partner istituzionale alla guida della Comunità montana nella seconda. Chi non crede nella rappacificazione è, per Seminario, uno «sciacallo». Futuro sindaco e cognato del capoclan si riparlano dopo 12 anni.
Seminario, parlando con uno dei suoi candidati si dice soddisfatto del comizio. Il suo interlocutore riporta le parole di Tallarico: «Ha detto “Luigi du Sciubbu”: “Ahia ‘ra mannaia… e stai diventando un politico davvero”. Tutti quanti erano contenti della serata».
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Anche Vincenzo Poerio, altro consigliere comunale indagato in Nemesis, sarebbe stato consapevole del «potere elettorale illecito» di Tallarico: dice che alcuni successi elettorali a Casabona sono stati possibili «perché ci sono stati “i Sciubbi”… questo è il vero nocciolo del discorso. Perché sono stati loro che hanno lavorato sotto! Ora questi non ci sono più, però poi lo hai saputo ieri che hanno liberato a “Luvicheddu” (Ludovico Tallarico, figlio di Carlo Mario)».
Da un’altra conversazione intercettata emergerebbe il compiacimento di Carlo Mario Tallarico e del figlio Daniele per la vittoria della lista di Seminario.
I due piani (politica e ’ndrangheta) si incrociano il giorno degli scrutini. Da una parte il candidato sindaco chiede alla propria compagna se “U Sciubb” avesse votato (e lei risponde «penso di sì» ed elenca i familiari che avrebbero votato per “Ripartiamo”, la lista di Seminario). Dall’altra Tallarico senior si informa dei risultati da Lanciano, in provincia di Chieti, dopo il colloquio carcerario con il figlio detenuto Francesco. «Li hanno fatti gli sfogli? Chi ha vinto?», chiede. Apprende così che Seminario ha vinto «con 250-300 voti in più». «A quel punto – annotano gli inquirenti – Carlo Mario Tallarico, autocompiacendosi per il risultato raggiunto grazie al suo intervento», dice: «250-300 voti, chi li raccoglie più». Il patto, valuta l’antimafia del capoluogo, è compiuto. Il segnale mandato dalla piazza è giunto a destinazione.