Salvatore Ascone è accusato dell’omicidio dell’imprenditrice Maria Chindamo. La testimonianza del capitano Bui: «È il linguaggio di una persone appartenente alla criminalità che che giudica un altro appartenente alla criminalità organizzata»
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«L’avrei fatto ammazzare perché è un tragediatore. Ha messo su delle tragedie e le tragedie sono infamità».
A parlare è Salvatore Ascone, detto Turi o U Pinnularu, accusato di avere concorso nell’omicidio dell’imprenditrice di Laureana di Borrello, Maria Chindamo. Nel corso della testimonianza del capitano dei carabinieri Alessandro Bui, la Dda di Catanzaro ha tracciato un profilo di Ascone il quale, all’interno del processo Maestrale-Carthago, è accusato di essere intraneo alla cosca Mancuso di Limbadi.
Gli Olivieri e i Timpano, storia di una tragedia
Il 21 giugno 2018 Ascone viene intercettato mentre parla con la moglie e il figlio. Oggetto delle sue esternazioni, spiega l’ufficiale, è Vincenzo Timpano, alias Scarcella, il quale l’11 maggio 2018, a Limbadi, è sopravvissuto alla furia di Francesco Olivieri, 37 anni, che gli aveva sparato contro due colpi di fucile.
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In quello stesso giorno Olivieri aveva ucciso, a Nicotera, Michele Valarioti e Giuseppe Mollese. E, ancora, era passato davanti alla casa di Francesco Timpano, fratello di Vincenzo Timpano, e aveva sparato contro l’auto e l’abitazione dell’uomo.
Francesco Timpano troverà poi la morte il 12 agosto 2018, in pieno giorno, in spiaggia, all’interno di un lido di Nicotera Marina, per mano di Giuseppe Olivieri, 40 anni,(fratello di Francesco Olivieri). Continua a leggere su IlVibonese.it