Dopo lo scarso successo delle regionali 2021, al secondo appuntamento sono solo tre le liste (laziali) sottoposte al controllo preventivo della Commissione antimafia
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C’era una volta il controllo preventivo. Quello strumento, in mano alla Commissione parlamentare antimafia, da applicare alle cosiddette pre-liste. Una facoltà che spettava principalmente ai partiti politici che, accogliendo e sottoscrivendo trionfalmente l’opportunità concessa alla Commissione, si erano in qualche modo messi la coscienza a posto rispetto alla pulizia delle proprie liste.
Non stiamo certo parlando della preistoria, perché lo strumento è stato introdotto poco più di un anno fa e applicato per la prima volta nella tornata amministrativa dell’ottobre 2021, quando per intenderci anche la Regione Calabria andò al voto per il rinnovo dell’Assemblea legislativa. In quell’occasione furono diverse le formazioni politiche calabresi che offrirono alla Commissione parlamentare antimafia le loro pre-liste, compiacendosene anche. D’altra parte la Commissione individuò (su base nazionale) solo 5 impresentabili tra i 459 nominativi esaminati nel complesso
Relativamente alle regionali calabresi, poi, solo undici liste avevano sottoposto i nomi al vaglio della Commissione (Coraggio Italia, Fratelli d'Italia, Noi con l'Italia, Forza Azzurri, Forza Italia, Occhiuto Presidente, Lega, UDC, Tesoro Calabria, Calabria Libera, M5S).
C’è da dire che la portata e gli entusiasmi rispetto all’innovativo strumento nelle mani della Commissione Antimafia furono in qualche modo smorzati dalla “schizofrenia” per dirla con il presidente Nicola Morra, della norma stessa che di fatto non vieta ad eventuali impresentabili di essere candidati in liste diverse da quelle sottoposte al vaglio della Commissione. E d’altra parte se un soggetto è iscritto nel registro degli indagati o ha ricevuto un avviso di garanzia oppure se è stato oggetto di intercettazioni, ma senza riscontro in termini penali, a tutti gli effetti è “presentabile”, dal punto di vista giuridico.
Fatto sta che il secondo banco di prova, quello della tornata elettorale del 12 giugno, sancisce il fallimento della norma, svilendone il significato. Anche perché – è lo stesso Morra a comunicarlo – per queste amministrative che coinvolgono 978 comuni ed un esercito di candidati le uniche tre liste arrivate in Commissione sono quelle del Movimento 5 Stelle relative ai Comuni di Ardea (Roma), Ciampino (Roma) e Frosinone. Non pervenute le altre grandi città, da Genova a Parma, da Verona a Palermo, da Rieti a Lucca e nemmeno da Catanzaro, dove a candidarsi a sindaco c’è anche una delle più accese sostenitrici della norma, vale a dire Wanda Ferro, che ha presentato il testo del regolamento votato all'unanimità. Certo, per lei, vale la giustificazione della scelta temporale di scendere in campo per guidare il Capoluogo, arrivata in zona Cesarini solo il 10 maggio, atteso che il termine per adempiere alla presentazione delle liste quest’anno era fissato al 14 maggio.
Dunque, i partiti hanno scelto di fare da soli, e la Commissione Antimafia non potrà fare altro che seguire le consuete vie per controllare la pulizia delle singole liste, finendo col comunicarne gli esiti a ridosso della votazione stessa, quando ormai non ci sarà tempo per apportare correttivi.