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"La fornitura di calcestruzzo per l'edificazione della Fondazione di Paravati della mistica Natuzza Evolo fu voluta dal boss Pantalone Mancuso di Limbadi". E' quanto scrive testualmente il gup di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo, fra le 903 pagine delle motivazioni della sentenza in abbreviato del processo "Black money" contro il clan Mancuso depositate nei giorni scorsi a sei mesi dal verdetto del 29 luglio 2014. La sentenza sancisce per la prima volta l'ingerenza dei Mancuso nei lavori del centro religioso "San Francesco di Paola" sito a Paravati (Vv). In particolare, la sentenza sottolinea che il boss Pantaleone Mancuso, 65 anni, detto "Vetrinetta", convoco' un imprenditore, senza che questi ne avesse mai fatto richiesta, e gli impose di fornire il calcestruzzo per le opere di Paravati. "La circostanza dell'intromissione di Mancuso Pantaleone - scrive il giudice - e' confermata anche da padre Michele Cordiano il quale ha riferito di aver ricevuto personalmente l'indicazione del nominativo di Ciccio Naso, soggetto a lui sconosciuto, da Mancuso Pantaleone. La fornitura - si legge in sentenza - fu poi effettivamente affidata all'imprenditore Naso nonostante le attivita' precedenti fossero state svolte da altre ditte. La vicenda dimostra che i Mancuso intervenivano per decidere l'affidamento dei lavori alle imprese senza averne alcun titolo, di fatto ingerendosi nelle attivita' economiche della zona e controllandole"