Il 16 dicembre 2021 è un giorno di festa per Giorgio Greco, che la Dda di Catanzaro considera il capo della ’ndrina di Cariati. C’è il matrimonio di sua figlia e in una location conosciutissima di Mandatoriccio arrivano proprio tutti. Ci sono anche gli uomini della polizia: ascoltano le intercettazioni e annotano i nomi degli invitati. Uno lo cerchiano in rosso: è Domenico Megna, capo della cosca di Papanice, uno degli elementi di primo piano della ’ndrangheta nel Crotonese. Non è l’unico: ci sono rappresentanti delle principali famiglie mafiose della zona, alcuni appartenenti alle forze dell’ordine e anche un avvocato che lavora come giudice di pace alla Corte d’appello di Napoli.

Greco lo indica subito al futuro genero: è Provino Meles, finito agli arresti domiciliari nell’inchiesta Boreas. Il presunto capo del clan di Cariati lo definisce «il giudice nostro» e si dice fiducioso che presto tornerà in Calabria, a Cirò, per «conzare», cioè sistemare, gli affari del gruppo.

Il padre della sposa si dice quasi sicuro di riportare a casa il legale: al 99%, spiega. In effetti Meles è stato nominato giudice di pace a Gragnano con una delibera del Csm il 21 novembre 2021 e si trova al matrimonio assieme al fratello Raffaele, altro avvocato nato a Cariati, anche lui finito ai domiciliari. Per gli agenti che raccolgono le informazioni, l’interesse per il ritorno alla base del legale non è una questione personale per Greco ma riguarda l’intera organizzazione criminale di appartenenza.

I dialoghi permettono di identificare altri invitati: uno viene individuato come fratello di un uomo responsabile di una strage commessa a Stoccarda negli anni 80: «Il fratello – dice Greco – è da 40 anni in galera». L’autore della «strage» è Basilio Cariati, condannato – è la ricostruzione degli inquirenti – nel 1985 dal Tribunale di Stoccarda per omicidio e tentato omicidio in concorso.

Un giro fra i tavoli serve a salutare gli amici più cari. C’è anche qualche sorpresa: Greco chiede a un amico cosa ci facciano lì due carabinieri. È un po’ preoccupato e si domanda come si siano trovato al matrimonio ma viene subito rasserenato: gli spiegano che si tratta di un militare «tranquillo al mille per mille» e di un suo amico che non darà problemi.

Poi il “capo” si ferma a parlare con il cantante della serata, un volto noto della musica popolare calabrese. L’uomo, che non è indagato, è originario del Crotonese: Greco gli chiede chi siano le persone sedute al tavolo dei suoi compaesani e i due commentano che tra loro c’è anche Mico Megna, boss di Papanice. I posti non si scelgono mai a caso e gli investigatori appuntano anche questo dettaglio: il leader dei Papaniciari è arrivato alla festa assieme a persone di Rocca di Neto.