Assunto per inserirlo nel tessuto sociale ed economico dell’area urbana di Cosenza o per favorire il suo potere criminale? Se lo è chiesto la Dda di Catanzaro, in riferimento alla posizione di Francesco Patitucci, boss di Cosenza, ritenuto il capo della presunta confederazione mafiosa cosentina, oggetto di contestazione nel processo abbreviato di “Reset”. L’assunzione finita nel mirino dei pubblici ministeri Vito Valerio e Corrado Cubellotti è quella nella società di pubblicità, con sede a Montalto Uffugo, gestita dal nipote di Patitucci. Parliamo di Patrizio Chiappetta, il quale è accusato del reato associativo di stampo mafioso.

Patrizio Chiappetta, come rimarca la Dda di Catanzaro, è stato uno dei pochi che si è sottoposto ad interrogatorio dopo l’avviso di conclusioni delle indagini. Un “atto” nobile e processualmente apprezzato nella forma da parte della Dda, ma non nella sostanza.

Chiappetta «l'intermediario»

Il magistrato Vito Valerio ritiene che la posizione di Patrizio Chiappetta sia «abbastanza delicata».

Il giovane cosentino risponde di associazione mafiosa. Viene indicato quale soggetto che gestisce, in assenza dello zio, gli affari di Francesco Patitucci. Di lui hanno parlato anche alcuni collaboratori di giustizia, da cui gli inquirenti hanno preso in qualche modo spunto, oltre a registrare la sua presenza nei colloqui intercettati in carcere. Visite che effettuava in compagnia di Rosanna Garofalo, all’epoca moglie di Patitucci.

Il ruolo di partecipe, attribuito dalla Dda a Patrizio Chiappetta, deriva «sostanzialmente dalle emergenze probatorie, è quello di una sorta di intermediario» ed inoltre «è un prestanome per conto di Patitucci, in relazione ad alcune attività commerciali». Secondo il pm antimafia Vito Valerio, «l’apporto difensivo che sebbene nutrito, documentale e accurato, a nostro avviso, non trova spazio per una lettura alternativa, che sia realmente ragionevole e che consenta di addivenire ad una soluzione diversa da quella che noi riteniamo essere quella più corretta di affermazione di responsabilità rispetto alla sua partecipazione di cui all’associazione del capo 1».

Le dichiarazioni del pentito Foggetti

Come dicevamo, la Dda di Catanzaro parte dalle propalazioni di Adolfo Foggetti, collaboratore di giustizia, per inquadrare a livello investigativo la posizione di Patrizio Chiappetta.

Parole rese nel 2015 alla Dda. Il “Biondo”, evidenzia la pubblica accusa, afferma che «Patrizio Chiappetta sostanzialmente gestisce o comunque ha svariate attività commerciali, che sono di fatto riconducibili a Francesco Patitucci, quindi una sorta di prestanome, “testa di legno” di una serie di attività che sono nella disponibilità concreta, soprattutto economica di Francesco Patitucci, ma che egli si presta come intestatario fittizio, sarebbe questo il senso».

Su Patrizio Chiappetta, dice la Dda, «è stato detto», rispetto alla Ego Pubblicità, «che è la società che al momento dell’arresto gestiva Patrizio Chiappetta, è un’attività che in realtà è nata nel 2017, quindi rispetto alla dichiarazione di Adolfo Foggetti è successiva, quindi non poteva sapere del fatto della Ego Pubblicità, però bisogna a mio avviso sgomberare il campo da un equivoco, perché Adolfo Foggetti non dice che la Ego Pubblicità è fittiziamente intestata a Patrizio Chiappetta per conto di Francesco Patitucci, parla di attività commerciale in generale, dietro le quali Francesco Patitucci copre eventualmente attività di riciclaggio o attività elusive di misure di prevenzione».

«Prima della Ego Pubblicità – aggiunge il pm Valerio – è lo stesso Patrizio Chiappetta a dirlo, aveva altre attività commerciali, sotto una diversa denominazione e in questo caso, sia nell’attività precedente che nell’attività attuale, noi non formuliamo una contestazione specifica di intestazione fittizia, perché gli elementi è evidente che non sono sufficienti a sostenere che c’è stata un’intestazione fittizia, ma sono elementi che convergono nella disponibilità di Patrizio Chiappetta, a favorire Francesco Patitucci e come tale a favorire l’associazione, quindi disponibilità a mettere nelle mani di Francesco Patitucci e come tale nelle mani della associazione criminale delle attività commerciali, è questo il senso, cioè dell’apporto causale rispetto all’associazione».

L’assunzione di Patitucci

In tale contesto, secondo la Dda, si inserisce l’assunzione di Francesco Patitucci. «Rispetto a questo apporto causale, fornito all’associazione da parte di Patrizio Chiappetta attraverso delle società di cui sarebbe prestanome, vi è la vicenda dell’assunzione di Francesco Patitucci nella società Ego PubblicitàLa Ego Pubblicità è sostanzialmente un’attività di pubblicizzazione, sponsorizzazione, di cartellonistica a Montalto, nella quale viene assunto Francesco Patitucci al momento della sua scarcerazione. Stiamo parlando di un periodo che va dal 4 dicembre del 2019 fino alla data del nuovo arresto di Francesco Patitucci in relazione alla vicenda del duplice omicidio Lenti-Gigliotti, 21 aprile 2021».

A questo punto, la Dda inserisce la spiegazione data dall’imputato nel corso dell’interrogatorio: «Dice negli interrogatori ragionevolmente, comprensibilmente Patrizio Chiappetta: “Io ho assunto mio zio, perché mi sentivo in dovere di dargli una possibilità e quindi di consentirgli di lavorare”, nobile sicuramente, ma il punto non è l’aver dato la possibilità a Francesco Patitucci di lavorare, ma il fatto di avergli consentito, attraverso un lavoro che è stato fittiziamente svolto, perché nessuno può credere che Francesco Patitucci fosse un dipendente formalmente e sostanzialmente di Patrizio Chiappetta, nessuno può credere che fosse un subordinato, lavoratore subordinato al nipote! È chiaro che si tratta di una assunzione che ha consentito a Francesco Patitucci di muoversi sul territorio, di farsi vedere sul territorio. Francesco Patitucci abita a Cosenza, il luogo di lavoro è Montalto, lo spostamento da Cosenza a Montalto è uno spostamento che gli consente di muoversi. E allora è questo l’apporto causale che viene fornito attraverso l’assunzione, non è il fatto di aver offerto un lavoro a chi ne aveva bisogno».

Le intercettazioni in carcere

Per valorizzare le intercettazioni su Patrizio Chiappetta, mediante l’ascolto delle conversazioni in carcere con Francesco Patitucci e Rosanna Garofalo, il pm antimafia Vito Valerio sottolinea «che ci sono delle frasi di Francesco Patitucci a Patrizio Chiappetta che sono specifiche, ovvero di portare i saluti a Roberto Porcaro, di portare i saluti a Giù Giù di San Lucido e ci sono poi le espressioni pronunciate alla presenza contestuale di Rosanna Garofalo e di Patrizio Chiappetta rispetto alla necessità di continuare anche in sua assenza, di riscuotere il denaro di provenienza illecita, quando Francesco Patitucci dice, a margine di queste questioni: “Quello deve pagare, andate a riscuotere i soldi”». Sostanzialmente la Dda anticipa che nell’ultima udienza chiederà la condanna anche per Patrizio Chiappetta, non credendo alla versione fornita dalla sua difesa.