Continua a camminare su un crinale ancora piuttosto instabile il 118 calabrese, nonostante l’operazione di riordino dell’area dell’emergenza urgenza che non è però al momento servita a risanare antiche difficoltà. Al di là dei vulnus amministrativi, la riorganizzazione in due centrali con la conseguente suddivisione del territorio calabrese in macro-aree sembra non aver sortito i benefici sperati. Almeno non per l’area sud della Calabria e per il personale incaricato a gestirlo che sconta oggettive difficoltà operative.

L'area Sud

A lamentarsene sono proprio gli addetti della centrale operativa di Catanzaro, oggi con competenze su tre delle cinque province e con in carico una popolazione di circa un milione di abitanti. Una enorme mole di richieste che viaggia adesso lungo un’unica direttrice, ovvero la vecchia centrale operativa che continua ad ospitare gli operatori in spazi angusti e fatiscenti.

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La centrale che non c'è

Si resta, infatti, ancora in attesa della nascita della nuova sala che dovrebbe vedere la luce in Cittadella -accanto a quella del 112 – ma che continua a registrare ritardi. Ed è questa una delle principali rimostranze che fa il paio con la carenza di personale infermieristico in forza ad una struttura chiamata a coordinare gli interventi in emergenza per l’intera area sud della Calabria.

A ranghi ridotti

Conti alla mano, dovrebbero essere almeno dieci le unità in ogni turno di servizio ma al momento si lavora a ranghi ridotti con cinque o sei operatori, alcune volte anche quattro a turno con possibili conseguenze sul buon esito dei soccorsi. Risponditori, flottisti, riscontro sanitario ed elisoccorso sotto il coordinamento del referente di turno, con mansioni che inevitabilmente si sovrappongono e si concentrano sulle stesse unità di personale, chiamate ad evadere le numerose richieste di soccorso.

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Organizzazione disfunzionale

Difficile se non impossibile e certamente al prezzo di un grande sforzo personale e professionale. Attività che non ammettono passi indietro, e così nella centrale operativa di Catanzaro si continua a lavorare senza protocolli, soprattutto dopo l’estensione della competenza anche sulle altre due province - Vibo Valentia e Reggio Calabria – con disfunzioni operative che sfociano spesso in incomprensioni e contrasti con gli operatori delle postazioni territoriali.

I trasporti secondari

Figli di una mancata uniformazione delle procedure di intervento e di un coordinamento a volte disfunzionale. Lo stesso vale per i trasporti secondari, gestiti dalla centrale operativa di Cosenza per tutto il territorio calabrese ma senza tener conto delle peculiarità territoriali. Può così capitare che si disponga l’utilizzo di un mezzo di soccorso per il trasporto di un paziente da un ospedale all’altro – per consulenze o interventi programmati – sottraendolo al territorio e a possibili soccorsi in emergenza.