FOTOGALLERY | In base a un accordo sottoscritto con i commissari straordinari che reggono l’Amministrazione comunale i fedeli impegnati a procurarsi ferite sulle gambe con cocci di vetro hanno dovuto osservare rigide regole per limitare gli imbrattamenti di sangue
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Alla fine la tradizione ha avuto il sopravvento e la controversa processione si è tenuta. Dopo le polemiche che avevano portato anche alla presentazione di una petizione popolare per richiedere lo sblocco, a cui era seguito un incontro tra la Pro Loco ed i commissari straordinari che reggono l'Amministrazione comunale, a Nocera Terinese, pur con le restrizioni imposte, si è svolto regolarmente il millenario rito dei Vattienti, persone che al culmine della Settimana Santa si flagellano per espiare i peccati, percuotendosi con un pezzo di sughero in cui sono conficcati tredici pezzi di vetro a simboleggiare Cristo e i dodici apostoli, compreso Giuda, la scaglia più lunga.
Un momento di partecipazione popolare che ha mantenuto il tradizionale impatto emotivo, nonostante i limiti imposti dalla terna commissariale, tra cui quello di evitare gli «imbrattamenti con sangue e altri fluidi corporei di pareti e portoni di edifici pubblici e privati» o «l'utilizzo di calzari al fine di evitare possibili contatti diretti con fluidi ematici» per l'Ecce Homo che accompagna il vattiente e che, di solito, è scalzo.
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Regole sancite in un'intesa sottoscritta tra le parti e di cui, in un certo senso, si sarebbe fatto garante il presidente della Pro Loco di Nocera Terinese che, tra le altre cose, si è impegnato «a garantire adeguata assistenza sanitaria attraverso un'autoambulanza, nonché un servizio d'ordine mediante volontari identificabili da apposita pettorina o altro segno distintivo, i cui nominativi saranno comunicati al Comune di Nocera Terinese e alla stazione Carabinieri di Nocera Terinese, unitamente al mezzo sanitario e al personale ivi in servizio».
Previsto, inoltre, «un tempestivo servizio di pulizia e disinfezione dei tratti di strada interessati dalla pratica dei vattienti sui quali si potrebbero depositare i fluidi corporei». Inoltre, i vattienti, che quest'anno non hanno potuto superare le venti unità, hanno dovuto «utilizzare strumenti di uso strettamente personale, opportunamente igienizzati prima e dopo ciascun utilizzo e mantenere una distanza di almeno cinque metri da ogni altro praticante il rito» oltre agli «accorgimenti necessari per l'immediata personale disinfezione».
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Restrizioni che, però, non hanno impedito che la manifestazione popolare si svolgesse e davanti alla quale, come scrive l'avvocato Francesco Bevilacqua, impegnato da anni nel mondo del volontariato ambientalista sul suo profilo facebook, qualcuno si è «commosso: dinanzi alla fede nel sacro che ancora si percepisce nelle persone nelle chiese, nella processione, nelle piazze, dietro e avanti la statua lignea della Pietà; dinanzi all'ingenua speranza che un certo 'progressismo' ultra-conformista non l'abbia vinta sulle vite della gente che 'resta', che 'resiste', che 'conserva', che 'ha memoria', che ama e che piange, che soffre e piange ancora, che si avvicina trepidamente alla Madonna addolorata con in grembo il figlio morto, che addobba le chiese, che ammutolisce dinanzi al manifestarsi del mistero; dinanzi agli uomini che si battono le gambe quasi in trance». «Ecco, mi commuovo anche - ha aggiunto - dinanzi al gesto indicibile dei flagellanti, che tanti giudicano, con spaventosa leggerezza, come 'oscurantista'. Perché è su quel gesto, carico di simboli, di tensione, di gratitudine, di tenerezza, di grazia, di senso del dono, che si fonda la vita delle nostre 'piccole patrie' espulse senza remissione dalla 'civiltà'. Non idealizzo nulla, non dico che Nocera, i piccoli paesi del Sud siano l'eden. Solo che credere in tutto ciò è il mio personale modo di ribellarmi a questa assurda modernità che ci vorrebbe tutti uguali, non più liberi di scorgere l'invisibile dietro il visibile».