Il geologo Tonino Caracciolo va alla radice dei problemi: le scelte della politica. «Il dg Siviglia ha fatto benissimo, vada fino in fondo. La modifica alla legge 19, la mancata attuazione del Qrtp e l’aggiornamento del Pai sono l’origine dei mali»
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Il fatto è certamente grave. Per la Regione Calabria trenta comuni non hanno contrastato l’abuso edilizio ed uno dei tristissimi primati spetta alla provincia di Cosenza. Tra i trenta comuni ce ne sono alcuni molto importanti come Lamezia Terme, Soverato, luoghi turistici Praia a Mare, Scalea, e poi grandi comuni come Castrovillari e Paola. Tutti e trenta riceveranno la visita del o dei commissari che si occuperanno di vigilare sull’attività urbanistico- edilizia, in tema di controllo del territorio e repressione dell’abusivismo.
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Accuse gravissime rivolte dalla Regione che negli anni ha inviato ben tre diffide, come ricorda il direttore generale del Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente della Regione Calabria, Salvatore Siviglia. Tra quei comuni commissariati ci sono Crosia, Trebisacce e Cariati, territori popolosi ed importanti. rispettivamente 11mila, 8500 e 7.500 abitanti.
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«Negli anni – commenta il geologo Tonino Caracciolo, ex sindaco di Rossano, già consulente e direttore scientifico in più stagioni della Regione – la Calabria ha compiuto tre grandi delitti urbanistici. Partiamo dall’affermare che il il direttore Siviglia ha fatto benissimo e spero dia seguito ai commissariamenti ed alla controriforma della legge urbanistica 19 del 2002 che si basava sul consumo zero del suolo. Poi tutta una serie di modifiche l’hanno snaturata, ultima delle quali effettuata dalla giunta Oliverio. Un ultimo colpo a quella legge che l’ha di fatto snaturata consentendo la deroga dei piani strutturali comunali ai comuni sotto 5mila abitanti, quindi 350 sui quattrocento enti locali calabresi. E siamo al primo dei “delitti”».
«Il secondo – prosegue – riguarda il Quadro Territoriale Regionale Paesagistico, un bel proclama rimasto inattuato. Il terzo ed ultimo delitto è relativo al mancato aggiornamento del Pai, il Piano assetto idrogeologico. Questi sono i fatti che bisognerebbe denunciare. Tutti parlano di salvaguardia, tutela ambientale ma senza l’adeguata valorizzazione. Alcuni anni addietro facevo parte di un gruppo di lavoro che ha censito e redatto un corposo dossier su ognuno degli ecomostri identificati sulle coste calabresi che sono 5mila. Dopo averne abbattuti venti, trenta, tra cui quelli in contrada Zolfara a Rossano, quel progetto voluto dalla giunta Loiero e dall’assessore all’urbanistica del tempo, Tripodi, si è definitivamente arenato. Da allora – dice duramente Tonino Caracciolo – è iniziata la distruzione del territorio costiero calabrese e quel dossier è sparito».
«Poi – conclude il geologo di fama – sono iniziate le modifiche alla legge 19 del 2002 che era un’ottima norma, fino alla cancellazione dei psc per quei comuni sotto i cinquemila abitanti, la mancata attuazione del Qtrp e l’aggiornamento del Pai». Per Tonino Caracciolo, insomma, sono questi molti dei “mali” che affondano le loro radici sul terreno dell’urbanistica calabrese.