Milano  - Uno spaccato di vita criminale che a Milano non si registrava da vent’anni, dall'epoca delle ultime maxi-inchieste antimafia nel capoluogo lombardo, fatto di estorsioni, traffico di droga e imprenditori che "da vittime diventavano organici" alla criminalità organizzata. Cosiì gli investigatori, nella conferenza stampa che ha chiarito i dettagli dell’operazione grazie alla quale ben 58 presunti esponenti di una cosca di ndrangheta sono caduti nella fitta rete tessuta da procura e forze dell’ordine.
Il clan, da quanto si apprende, avrebbe voluto mettere le mani anche sul servizio catering per le partite del Milan, attraverso un imprenditore legato alla 'ndrangheta.


L'operazione ha portato all'arresto con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso di Giulio Martino, il presunto capo dell'organizzazione legata alla cosca di Reggio Calabria Libri-De Stefano-Tegano e radicata nei quartieri milanesi tra piazza Prealpi e viale Certosa che tra gli anni '80 e '90 era guidata dal boss Domenico Branca, poi condannato all'ergastolo.


In manette anche i fratelli di Giulio Martino, Domenico e Vincenzo, un carabiniere del Nucleo tutela del lavoro, Carlo Milesi, un ex poliziotto, Marco Johnson, i titolari di alcune attività e un imprenditore del settore della ristorazione, Cristiano Sala. Imprenditore, fondatore della holding 'Maestro di casa', fallita nel 2010, che attraverso un'altra impresa ha cercato di aggiudicarsi il servizio di catering allo stadio San Siro per la stagione 2014-2015 'screditando' un'azienda concorrente, la It Srl, di fronte alla società appaltante, la Milan entertainment. Sala avrebbe corrotto con mille euro il carabiniere Carlo Milesi per redigere un'informativa, poi trasmessa in Procura, in cui si segnalava falsamente che la società che gestisce il catering utilizzava lavoratori in nero. Milesi ha quindi disposto un'ispezione nei bar dello stadio durante la partita Milan-Roma del 16 dicembre 2013. Poi ha incontrato alcuni dirigenti del Milan, risultati completamente estranei ai fatti, tra cui uno dei componenti del cda rossonero, Alfonso Cefaliello, con l'obiettivo, si legge nell'ordinanza del gip, di "convincere la società a non rinnovare il contratto con la It Srl e così consentire a Sala di ottenere con le sue società di catering il lucroso appalto". Un tentativo bloccato dall'inchiesta della Procura di Milano. L'organizzazione, oltre a controllare attività imprenditoriali, secondo le accuse di occupava anche di estorsioni e traffico di droga. L'inchiesta è partita nell'aprile 2012 da un'intimidazione, sei colpi di pistola sparati contro un'auto posteggiata, ai danni di un commerciante di auto a Sedriano (Milano), primo Comune lombardo sciolto per infiltrazioni mafiose. L'operazione ha portato quindi al sequestro di armi e, nel settembre 2013, di 300 chilogrammi di cocaina a Genova. Vari i fatti sotto la lente d’ingrandimento:  il titolare di una concessionaria automobilistica, ad esempio, si era rivolto alla 'ndrangheta per opporsi alle pretese di un creditore, che a sua volta si era affidato a Cosa Nostra. Gli interessi dell'organizzazione si estendevano anche a Sanremo e Ventimiglia dove, ha affermato Giulio Martino in una conversazione intercettata nell'agosto 2013, si troverebbe "la camera di controllo di tutta la Liguria" per quanto riguarda le attività della 'ndrangheta.