Gli uomini del presunto boss Gallace avrebbero manovrato le elezioni vinte da Parretta contro una lista civetta guidata da quello che poi sarebbe diventato il suo vice sindaco. Gli occhi del clan sugli appalti e il ruolo dell’imprenditore che avrebbe manovrato gli amministratori locali
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Il sostegno al super broker della ’ndrangheta, gli affari sui dispositivi anti Covid e il controllo su appalti e politica a Badolato, dove la cosca di Guardavalle avrebbe condizionato le elezioni.
Elezioni particolari, peraltro. Il sindaco Giuseppe Nicola Parretta le ha stravinte nel 2021 con il 92,1% dei voti. Parretta, primo storico sindaco comunista del paese negli anni 70, era stato sfidato da una lista civetta, in modo da eludere il raggiungimento del quorum. Curiosità: il capo dello schieramento “avversario” era Ernesto Maria Menniti. Che dopo lo scontro (si fa per dire) nelle urne sarebbe diventato il vice sindaco del Comune. Anche Menniti oggi è finito agli arresti domiciliari.
Vitale, ecco chi gestiva la bacinella del clan
Sono tante le contestazioni della Dda di Catanzaro agli indagati dell’inchiesta sulle cosche di ’ndrangheta dello Jonio.
Se Cosimo Damiano Gallace si occupa dal vertice della cosca di questioni di vitale importanza per il locale di Guardavalle, i suoi luogotenenti spaziano tra gli affari che rappresentano il core business per il gruppo.
Domenico Vitale, 56anni, è considerato dai magistrati antimafia un «esponente di punta della cosca, localizzato nel territorio toscano». Da lì avrebbe risposto alle direttive del capo, fornendo sostegno alle famiglie dei carcerati e curando «la bacinella del clan, dove affluivano i proventi delle attività illecite: usura, traffico di stupefacenti».
I soldi per il broker Pasquino in carcere
Vitale avrebbe dato «disposizioni per il sostegno della detenzione in Brasile di Vincenzo Pasquino». Quello di Pasquino è un nome che può aprire una nuova pagina nel racconto della ’ndrangheta nell’area jonica del Catanzarese. Se finora erano stati descritti e analizzati i rapporti del broker internazionale della cocaina con le ’ndrine storiche del Reggino, il suo legame con i Gallace non era mai emerso in primo piano. Il sostegno (ipotizzato dall’accusa) alla sua carcerazione è un dato che segna un link profondo con il clan di Guardavalle: da Pasquino passavano tonnellate di coca sulla rotta tra il Sud America e l’Europa. Oggi pentito, il broker racconta i segreti di un business miliardario che coordinava assieme all’altra (ex) primula rossa Rocco Morabito lungo un filo che si snoda tra due mondi e tocca anche la provincia di Catanzaro.
Il credito da 380mila euro per l’affare sui Dpi Covid
Tra i “lavori” assegnati da Gallace a Vitale, secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, ci sarebbero anche le disposizioni per Ivano Piperissa e Giuseppe Foti «perché risolvessero una questione di un credito vantato da un cittadino turco di 380mila euro in relazione a un affare afferente ai dispositivi di protezione individuale anti Covid».
L’infiltrazione negli appalti pubblici
Un altro Vitale, il 49enne Domenico, invece, sempre stando alle contestazioni contenute nel capo d’imputazione, si sarebbe occupato «di curare l’infiltrazione del clan negli appalti pubblici». I magistrati, in particolare, fanno riferimento alla «vicenda della posta in opera di massi frangiflutti tra Soverato e Guardavalle».
L’uomo scelto dal clan per «controllare il Comune»
Antonio Paparo, invece, avrebbe curato «gli interessi imprenditoriali della cosca» anche grazie al contatto sicuro garantito da un criptofonino. E si sarebbe attivato «nella corsa elettorale del Comune di Badolato dell’ottobre 2021». Paparo si sarebbe occupato della formazione delle liste e l’esito del suo intervento - per l’accusa - avrebbe portato all’elezione del sindaco Giuseppe Nicola Parretta, del vicesindaco Ernesto Maria Menniti, del figlio Maicol Paparo (nominato presidente del Consiglio comunale), della nomina ad assessore di Antonella Giannini. Lo scopo? «Controllare il Comune anche attraverso riunioni e incontri con gli amministratori, pur non avendone titolo, assumendone iniziative e condizionandone le decisioni».