La Conferenza episcopale italiana pronta a farsi carico delle spese e della logistica per ospitare i cento migranti che per circa due settimane hanno stazionato a bordo della nave della Guardia costiera italiana “Diciotti”. I vescovi italiani, hanno di fatto attivato un "porto franco", accogliendo gli immigrati nella propria struttura di Ariccia, alle porte di Roma.

Presto la dislocazione anche in Calabria

«Questa è una risposta di supplenza – ammette don Ivan Maffeis, sottosegretario Cei e direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali,- non è “la risposta”. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi. La Chiesa italiana – ha aggiunto - è disposta a prendere tutti quelli che hanno necessità». Il dirigente della Cei ha poi voluto sottolineare come la Chiesa italiana accolga già oltre 26mila persone nelle sue strutture, e che a breve i migranti presenti nel centro di Ariccia verranno smistati nelle diocesi di Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano all’Jonio, Rossano-Cariati, e probabilmente altre se ne aggiungeranno.

Le parole del vescovo Savino

«Ho dato alla Cei – aveva detto ieri il vescovo di Cassano Jonio, Francesco Savino – la disponibilità ad accogliere alcuni immigrati sbarcati dalla nave “Diciotti”. Nelle prossime ore sapremo quanti saranno. Anch’io ritengo che su quella nave si sia consumata una delle pagine più tristi della storia del nostro tempo. Ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza di umanità». Del resto, la Diocesi di Cassano lo scorso anno ha aperto due centri per immigrati minori non accompagnati e ha accolto, nell’ambito del progetto Cei “Corridoi Umanitari” due famiglie eritree che sono ospitate a Morano Calabro presso la Parrocchia S. Maria Maddalena. Stesso discorso per l’Arcidiocesi Rossano-Cariati che negli anni ha creato una rete importante di servizi per i più bisognosi, i poveri e gli immigrati. Ma che al momento non avrebbe strutture idonee per affrontare l’emergenza migranti. Anche se – è ovvio – nel caso in cui la Cei chiedesse il supporto della Chiesa rossanese nell’affrontare questa situazione “critica” sicuramente troverebbe massima disponibilità da parte delle autorità ecclesiastiche locali, nei limiti delle sue disponibilità.