La macchina del fango, che mira a delegittimare, in questo caso mette anche un bersaglio addosso. La Procura di Cosenza e la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro non sottovalutano affatto quei manifesti affissi nei giorni scorsi a Cosenza, nei pressi del Tribunale, al centro città, davanti alle redazioni della Tgr Rai, di Gazzetta del Sud e Quotidiano del Sud. Nel mirino pentiti e avvocati. Soprattutto lui, Luca Pellicori, l’ex amico del cuore di Marco Perna, il rampollo dello storico padrino bruzio, ergastolano, Franco Perna, ovvero il boss che ordinò l’omicidio del direttore del carcere cosentino Sergio Cosmai. E poi c’è lui, Michele Gigliotti, l’avvocato di Pellicori, uno che fa parlare il suo cliente e, di fatto, affianca in aula la pubblica accusa.

 

Pellicori fa paura, non è un semplice pesce piccolo in un mare di squali. È il custode dei segreti della gang di Serra Spiga e dei suoi traffici, di droga e di armi. Ha tradito il patto d’onore con la mala dopo aver scoperto di essere stato tradito, dal suo amico e capo bastone, Marco Perna, che aveva intrecciato una relazione con la sua ormai ex compagna. Ha tradito quando ha capito che prima o poi sarebbe stato fatto secco anche lui. E così – da superteste del processo Apocalisse - ha raccontato fatti e misfatti: dalle centinata di chili di droga trafficati nelle borgate cosentine fino agli attriti con il clan degli Zingari e il boss Maurizio Rango che avevano messo in pericolo la vita dello spesso Perna.

 

La magistratura indaga per minacce. E nel fascicolo c’entra di tutto: dalle foto dei suoi sigli postate proditoriamente da qualcuno sui social network alla pubblicazione su youtube di stralci di alcune sue conversazioni. Perché Pellicori fa paura. Perché Pellicori può far mandare in galera per chissà quanti anni i suoi ex compagni d’affari.