«Lotterò per mio fratello». Non si arrende Michela Zerbi, la sorella di “Ciccio” Lupo Zerbi, il giovane di 34 anni originario di Polistena, morto nel maggio del 2014 in seguito ad un terribile incidente stradale. C’è l’ombra della malasanità dietro la morte del bomber della Cittanovese ricoverato subito dopo l’incidente all’ospedale di Polistena. Una perizia effettuata dal medico Massimiliano Cardamone, e depositata dall’avvocato Guido Contestabile, ha impedito che il caso venisse archiviato e la Procura di Palmi ha riaperto le indagini.

 

Al momento non ci sono indagati ma, è verso il nosocomio polistinese che è rivolta l’attenzione degli inquirenti. Ci potrebbe essere stata negligenza di chi ha avuto in cura l’asso del calcio dilettantistico. Alla nostra testata Michela Zerbi, insieme al fratello Giuseppe, esprime tutto il suo sentimento di rabbia e di profondo sconforto per la morte del fratello deceduto a soli 31 anni. “Lupo”, così era chiamato nell’ambiente calcistico dove era molto amato e stimato, ha lasciato moglie e tre bambini in tenera età. Il giovane ha perso la vita dopo aver avuto un sinistro avvenuto sulla strada statale Ionio-Tirreno all’altezza del viadotto Sciarapotamo. Un terribile impatto, probabilmente a causa del manto stradale reso viscido dalla pioggia, che ha coinvolto la piccola utilitaria condotta da Zerbi, una Fiat 500, ed una Peugeot 308 bianca, il cui conducente era rimasto illeso. “Lupo” Zerbi è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Polistena ed è stato sottoposto a due interventi chirurgici. Morirà per un’emorragia interna.

 «Chi ha sbagliato paghi»

«Quando ho visto mio fratello- afferma Michele Zerbi- tutto sembrava tranne che una persona morente». Cosa è successo? Come mai in poche ore la situazione clinica del giovane è precipitata? I familiari di Zerbi attendono queste risposte e si sono rivolti infatti, alla giustizia. Le indagini stavano per essere archiviate. Poi, una super perizia del consulente di parte ha riacceso la speranza e gli inquirenti hanno riaperto il caso. Questa perizia paventa una negligenza medica da parte, presumibilmente, dei sanitari. Ma sarà, subito dopo gli accertamenti della Procura, che eventualmente verranno ricostruiti ruoli e colpe.

 

«È giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità - dichiara Michela Zerbi- ed è giusto che chi ha sbagliato paghi. Lo si deve a mio fratello che non doveva morire così. Lo dobbiamo a lui, lo si deve a noi familiari, e lo si deve a tutti i cittadini». Adesso quindi continuano le indagini della Procura retta da Ottavio Sferlazza. Sono già passati quattro anni dalla morte del “Lupo”; occorre fare in fretta per stabilire cosa è successo. «Confidiamo nel lavoro della magistratura- conclude Michele Zerbi. Confidiamo infatti che la verità prima o poi venga fuori».