CATANZARO- Associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetistico, estorsioni, intimidazioni, una serie di danneggiamenti a imprenditori e attività commerciali alle quali sarebbero state imposte richieste estorsive e un fiorente traffico di armi da parte di alcuni sodali che utilizzavano un canale di approvvigionamento al quale partecipavano soggetti di origine calabrese ma residenti in Svizzera. Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Capomolla ha chiesto il processo per venti indagati coinvolti nell’operazione Hibris, scattata nell’agosto 2014, ritenuti affiliate alla cosca mafiosa Procopio-Mongiardo che opera nei comuni del basso versante jonico Catanzarese e alleata alle famiglie Gallace di Guardavalle e Gallelli di Badolato.  Si tratta di Mario Mongiardo, Gerardo Procopio, Giuseppe Mongiardo, Domenico Procopio detto “Mico”, Gregorio Procopio, Roberto Andracchio, Francesco Procopio, Alessandro Borgnis, Francesco Ranieri, Antonio Procopio, Francesco Agresta, Michele Lentini, Santino Procopio, Alberto La Rosa, detto “Zio Umberto”, Angelo Aloi, Roberto Ierace, Giuseppe Corapi, Carmine Procopio, Giuseppe Fiorentino e Michele Matarese. itenute responsabili di appartenere alla cosca mafiosa Procopio-Mongiardo operante nei comuni del Basso versante Ionico Catanzarese e federata alle famiglie Gallace di Guardavalle e Gallelli di Badolato. Dall’ordinanza emerge come esponenti della cosca avrebbero condizionato «gli esiti della competizione elettorale per il rinnovo degli organi dell'amministrazione comunale di San Sostene del maggio 2011, a favore di candidati prescelti dagli amministratori uscenti Luigi Aloisio e Michele Corasaniti che, di fatto, proseguivano a esercitare un'azione di controllo dell'amministrazione comunale (l'elezione rispettivamente di Patrizia Cecaro moglie di Aloisio, in qualità di sindaco, e di Isabella Corasaniti, in qualità di vice sindaco, figlia di Corasaniti), al fine di mantenere le condizioni preesistenti vantaggiose per la cosca». Due degli indagati erano candidati nella lista poi risultata vincente con il risultato dell'89% di preferenze. A impartire le direttive sarebbe stato, secondo le ipotesi di accusa, il boss detenuto Mario Mongiardo, che con  il suo  “nomma liberate la zona”, ordinava ai suoi uomini di mantenere il controllo del territorio. Adesso toccherà agli avvocati difensori Natale Ferraiuolo, Vincenzo Cicino, Salvatore Staiano, Vincenzo Nesci, Armodio Migali, Francesco Sabatino, Gianni Russano, smontare le ipotesi di accusa, nel corso dell’udienza preliminare che avrà inizio davanti al gup del Tribunale di Catanzaro Abigail Mellace il prossimo 26 giugno.

Gabriella Passariello