La tragica storia di Bila, in fuga dal Benin giovanissimo. È approdato a Crotone tre anni fa, oggi vive a Cosenza e sogna di costruire qui il suo futuro: «Voglio diventare medico per aiutare chi soffre»
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Bila parte dal Benin, in una notte di dicembre del 2020, quando aveva appena compiuto 16 anni. La sua giovane vita aveva già visto grandi tragedie, in particolare quando il papà e un fratello sono stati uccisi. Bila va via affrontando il buio della foresta, nel disperato tentativo di salvare sé stesso e la vita di sua madre e del fratellino. Costretto a scappare da casa, ha dovuto lasciare tutto e tutti perché in pericolo a causa di un incidente stradale. I parenti del giovane coinvolto nell’incidente lo perseguitavano e volevano ucciderlo. Bila scappa via di corsa, passa la notte nella foresta, spaventato e in preda al panico si addormenta per terra. I forti rumori e gli abbaglianti di alcune un’auto lo svegliano. Erano uomini e donne diretti in Libia per cercare lavoro.
Gli danno un po’ d’acqua e lo portano con loro. Il viaggio verso la Libia è lungo e molto difficile, cambiano auto diverse volte, ogni tratto è un nuovo pericolo, spesso sono necessarie lunghe camminate a piedi. In una delle notti, ormai a pezzi, Bila non ce la fa più, le gambe gli cedono, rallenta, si ferma. Il suo gruppo lo lascia indietro. Bila ha paura, è rimasto da solo nel buio della notte, deve trovare la forza e il coraggio di rialzarsi. Sa benissimo che diversamente morirà in pieno deserto.
Capisce che pur essendo un ragazzo solo e debole deve tirare fuori tutta la forza che gli è rimasta. Sceglie di lottare, si rialza e rincorre le altre persone. Alle luci dell’alba un’auto li raggiunge, questa volta non c’è aiuto per loro, ma solo violenza e torture… vengono catturati e portati in una prigione, dove gli vengono chiesti soldi per liberarli. Ma loro non hanno niente dietro, se non il coraggio di lottare. Bila trascorre 6 mesi in quel luogo di massacro. Sopravvive bevendo acqua calda, salata, e con pane durissimo. Disperato, dimagrito, pieno di lividi, reagisce e riesce a scappare insieme ad altri prigionieri. Insieme fuggono dalle torture.
In Libia chiede a uno dei compagni di fuga di cercare lavoro insieme. Trovano lavoro in una villa: Bila si occupa delle faccende domestiche, fa da giardiniere e da muratore senza chiedere niente in cambio, se non la possibilità di rimanere in quella casa. La guerra in Libia minaccia la tranquillità anche di quella famiglia, così l’uomo e la donna capiscono che la loro casa non è più un posto sicuro per lui. Una notte Bila viene svegliato, è il padrone di casa che dice a Bila di essere giunta la sua occasione, di imbarcarsi con altre persone per completare il suo viaggio e raggiungere l’Europa. Il ragazzo non vuole, ma comunque aveva capito che rimanere poteva costargli la vita. Così viene accompagnato su una spiaggia, di notte, e con altre 100 persone che si imbarcano su un gommone, troppo piccolo e troppo vecchio. A circa 500 metri dalla costa il gommone si buca e imbarca acqua. Con l’acqua alle ginocchia, tra la gente ammassata c’è chi vuole continuare e chi vuole tornare indietro.Bila vuole tornare indietro, convince il capitano di tornare a riva, ma a un centinaio di metri, il gommone cede… Delle 101 persone ne rimangono 45…
Bila ce la fa, e salva la vita un bambino caduto nelle acque gelide. Nelle notti successive si presenta un’altra occasione per Bila. Questa volta con un gommone più grande e con meno persone. Partono alle 22:00; alle 6 del mattino successivo vedono finalmente una imbarcazione in lontananza. Bila ricorda la scritta su quella grande nave: Ocean Viking. Bila piange di gioia… ha lottato, si è aggrappato alla vita, e vede davanti a lui un’altra possibilità. Arriva in Sicilia, poi lo portano a Crotone, e infine a Bocchigliero. Sono trascorsi più di 3 anni, Bila vive, sta bene e può inseguire i suoi sogni. Sta per diplomarsi e vuole studiare medicina, perché un giorno vuole essere in grado di «aiutare le persone fragili».
Bila oggi vive a Cosenza ed è anche mediatore nella Fondazione Casa San Francesco, e grazie alle sue 5 lingue, imparate per la necessità di sopravvivere, aiuta altri giovani come lui. Intanto è protagonista di un cortometraggio sul razzismo in Italia. Le prime scene sono state girate a Castiglione cosentino e il ragazzo è stato bravissimo nel recitare la parte di sé stesso, la parte di tante migliaia di migranti che ogni giorno affrontano nella civilissima Italia episodi squallidi di volgare razzismo. Il cortometraggio sarà presto presentato a Cosenza.