Racconta anche la storia di una famiglia multiculturale e di un amore che supera i confini nazionali, l’ottima riuscita degli aiuti che Polistena sta inviando all’ucraina. Il comitato formato, che ha già mandato 3 carichi di vestiario e medicinali alla volta di Kitsman – ricevendo una lettera di ringraziamento dal sindaco di quella comunità – nasce nel segno di un ponte umanitario fatto anche di affetti. Quelli che ha lasciato in Calabria il 46enne Saha che, per 13 anni sposato con l’imprenditrice Roberta Marafioti ha una figlia che vive a Polistena e proprio con lei doveva vedersi poco prima di partire per il fronte.

«Lui era in Canada e dovevano andare in vacanza in Ucraina – ricorda la donna – ma due giorni prima dello scoppio della guerra il viaggio è saltato perché il mio ex marito ha fatto la scelta di cominciare a combattere. Avendo anche passaporto italiano, poteva evitare l’arruolamento obbligatorio ma in lui è prevalso l’amore per i suoi ideali e per la patria». Saha, molto conosciuto a Polistena, ha ispirato così la generosità di tanti e Roberta ha trasformato il suo negozio in una sorta di centro di smistamento. «Una grande risposta da parte della gente – prosegue l’imprenditrice – e per martedì prossimo contiamo di far partire un quarto carico per far avere soprattutto farmaci pediatri». Non è rimasta con le mani in mano,

Roberta, che racconta anche l’angoscia di questi giorni: «Quando possiamo ci sentiamo al telefono e lui cerca di tranquillizzarci, ma l’ansia cresce ogni volta che squilla perché temiamo sempre che gli sia successo qualcosa».
Famiglia multiculturale, ricongiunta nel dramma di un mese di guerra, che Saha – l’ex commesso di Roberta diventato suo marito e poi l’amico da sostenere nella sofferenza – ora pone i suoi cari davanti ad un bivio. «Condividiamo i suoi valori e la sua scelta – conclude Roberta – ma ogni volta che lo sento non posso che pensare che esiste un punto che non va superato, quello che ti è dato dalla vita che hai creato e all’amore che hai generato, anche la nostra sofferenza è per lui una leva a rimanere ancora di più guardingo».