Green pass obbligatorio dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre per il lavoratori del pubblico e privato. L’Italia con il decreto approvato all’unanimità ieri dal Consiglio dei ministri sfonda una nuova frontiera ed è la prima in Europa ad allargare l’obbligatorietà della certificazione verde.

Ma c’è ancora chi non è d’accordo nemmeno con la normativa precedente, come ad esempio i ristoratori che a breve con l’abbassarsi delle temperature potranno ospitare la clientela solo all’interno e si troveranno a dovere escludere chi non ha il green pass. Tra le loro rimostranze il fatto che ai tavoli all’esterno ci siano spesso distanze pari a zero e che per le stesse persone lo spostamento all’interno implichi l’adozione di un nuovo registro normativo.

C’è poi chi si pone domande sulla sicurezza del vaccino e le possibili conseguenze sulla salute. «Conosco troppi casi di persone che sono state male, a volte con conseguenze definitive», ci dice un intervistato. «Nessun medico riesce a darmi certezza sulla compatibilità o meno del vaccino con la mia patologia», ci dice un altro.

I timori, insomma, non sono ancora scomparsi, ma la maggior parte degli intervistati è immunizzato e favorevole all’attestazione di avvenuta vaccinazione o tampone effettuato nelle ultime 48 ore. «È l’unico modo per essere tutti liberi, bisogna rispettare il diritto di non ammalarsi e anche quello di poter lavorare serenamente», spiega un altro cittadino. Incontriamo poi un no vax “quasi” redento: «Ho appuntamento per il vaccino oggi, porterò anche i miei genitori ma non sono ancora convinto. E se poi dovessi avere effetti collaterali? Faccio ancora in tempo a cambiare idea».

Intanto, a livello normativo le cose vanno avanti: dal 15 ottobre ben 23 milioni di lavoratori verranno coinvolti nel nuovo approccio al Covid, tra questi anche i tassisti, baby sitter, colf, badanti. Insomma, per potere lavorare bisognerà attenersi a quanto chiesto dal Governo.