Era uno dei porti italiani a rischio blocco, ma - nel primo giorno con l’obbligo del green pass - nello scalo di Gioia Tauro nessuno impedisce a chi può di andare a lavorare.
Certo, c’è chi manifesta - polizia e carabinieri controllano che non ci siano ostacoli alla circolazione in entrata e uscita dal gate – e se tutte le gru si vedono operative, sono gli stessi manifestanti a spiegare perché.

«Non c’è stata solidarietà tra lavoratori», dichiara Denise Albano una avvocato, esponente del partito “Forza del Popolo”. «Eppure – prosegue – anche Gioia Tauro vuole liberarsi da questo governo che a questo punto, visto quello che sta avvenendo nel resto d’Italia, deve abolire l’obbligo della certificazione».

Ammettono il saldo negativo dei partecipanti, nella piccola folla si vedono pochissimi portuali intenti a sistemare uno striscione fatto sul momento e una bandiera del partito di Gianluigi Paragone, che inneggia all’uscita dell’Italia dall’Ue.

Sulla scarsa adesione ha influito certamente l’esito della riunione della commissione sanitaria, convocata il giorno prima dall’Autorità di sistema portuale dei mari Ionio e Tirreno meridionale, che proprio a Gioia Tauro ha sede. «Siamo riusciti a strappare l’impegno a fare in modo che il terminalista Mct paghi i tamponi a quei lavoratori non vaccinati – spiega Salvatore Larocca, segretario regionale della Filt Cgil – e questo è servito anche a sollecitare i lavoratori a non protestare. Qui c’è una situazione diversa rispetto a quella di Trieste, dove forte è il movimento no vax e alto è il numero dei non vaccinati».

Larocca riferisce che diversi sono stati i portuali che nelle ultime ore hanno deciso di vaccinarsi, spinti dalle preoccupazioni di avere ripercussioni sul lavoro. «Insistiamo con il nostro appello – conclude Andrea Agostinelli, presidente dell’Autorità – a fare in modo che gli scettici vadano a vaccinarsi anche per non far perdere al porto alte performance ottenute di recente. Io credo che le idee di una minoranza, ragionevoli o meno che siano, non possano determinare le scelte della maggioranza».