Non entra nel merito delle decisioni assunte dal Consiglio dei Ministri riunito a Cutro. «Ero in Olanda, non ho seguito l'esito dei lavori» dice ai cronisti. Ma sollecitato a dire la sua sulla scottante problematica della tratta dei migranti e delle tragedie in mare Nicola Gratteri, ospite a Cosenza del Villaggio di Coldiretti, non si fa pregare. Riaffermando sulla questione, un concetto che va sostenendo da tempo.

La traversata in mare è solo l'ultimo passaggio

«L'opinione pubblica, la politica, la stampa si soffermano sull'attraversamento del Mediterraneo, come se il problema fosse la partenza dalle coste di fronte alla Sicilia o alla Calabria – dice il procuratore distrettuale di Catanzaro - Ormai da anni ripeto come un disco rotto che bisogna andare dove le organizzazioni criminali organizzano gli attraversamenti. Molte per esempio, operano sotto il deserto del Sahara. Il passaggio nel deserto è il primo grande step».

Orrore indicibile

«Durante questo percorso – sottolinea Gratteri - muoiono migliaia di persone per incidenti o violenze. Chi sopravvive approda in Libia, dove ci sono le gabbie. L'Europa sa che ci sono le gabbie, costruite anche con i soldi europei. Sono dei lager. E chi supera i soprusi di questi lager, tenta la traversata in mare. Quindi il discorso è molto più complesso rispetto alla discussione sul mettere a presidiare il Mediterraneo una, due o tre navi».

Questione di scelte

Poi l'affondo: «Con quello che costa una nave un solo giorno nel Mediterraneo si potrebbe costruire un ospedale in certi luoghi dell'Africa. O delle scuole. Sostanzialmente per pagare il biglietto ad un giovane si indebita tutta la famiglia. Si lavora per anni per raccogliere quei cinquemila o settemila dollari che occorrono per tentare di arrivare in Europa per sperare di garantire ad un figlio o ad una figlia un futuro diverso e migliore - conclude il magistrato - E poi purtroppo o muoiono nel deserto o muoiono in mare».