L’inchiesta Jonny delinea l’immagine di un ragazzo «poco incline a ragionare» al quale i suoi capi consigliavano di limare il carattere. Lo stretto rapporto con il capo del clan Catarisano di Roccelletta di Borgia: il collaboratore potrebbe aver visto e sentito molte cose
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«Un giovane, acerbo, poco incline a ragionare e proiettato a passare subito alle vie di fatto». Così gli esponenti più anziani della cosca consideravano, nel 2016, Andrea Guarnieri, all’epoca appena 22enne ma già indicato come il braccio destro di Salvatore Abbruzzo, al vertice della ‘ndrina Catarisano di Roccelletta di Borgia. Guarnieri, oggi 31 anni, in primo grado, con rito abbreviato, è stato condannato a otto anni di reclusione. Una richiesta di condanna che è stata invocata anche nel corso del processo d’appello bis da parte del procuratore di Crotone, Domenico Guarascio, applicato come pg. Oggi era prevista la sentenza ma l’udienza è stata rinviata perché il magistrato ha depositato agli atti del procedimento proprio i verbali di Guarnieri che da qualche mese collabora con la giustizia e sta parlando con la Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Salvatore Curcio.
Le imbasciate per conto della cosca
L’accusa nei suoi confronti è di essersi posto al servizio della cosca «anche nei rapporti con le altre organizzazioni mafiose nei momenti di criticità e tensione negli equilibri tra le consorterie criminali veicolando le "ambasciate" tra i sodali e garantendo un capillare controllo del territorio della cosca, concorrendo a conservare ed esaltare l'operatività della cosca, accrescere la forza economica della medesima, onde rafforzarne la capacità di azione».
Le parole di Mirarchi
A parlare per primo di Guarnieri è stato il collaboratore di giustizia Santo Mirarchi, ex anello di congiunzione tra le cosche catanzaresi e isolitane. Mirarchi nel 2016 indicato Guarnieri come «il braccio destro di Salvatore Abbruzzo, con il compito di portare imbasciate».
A dare riscontro alle indicazioni del collaboratore ci sono le indagini che registrano «un rapporto diretto e quotidiano» tra Guarnieri e Abbruzzo.
I consigli dei più grandi
Guarnieri avrebbe più volte fatto a autista agli esponenti apicali della cosca ma avrebbe presenziato anche a incontri tra i suoi capi – Salvatore Abbruzzo, Francesco Gualtieri e Leonardo Catarisano – ed esponenti di altre consorterie come quella di Vallefiorita o di Isola Capo Rizzuto.
Inoltre le intercettazioni mettono in risalto come non solo l’attuale collaboratore avrebbe raccolto i consigli dei più anziani del clan di Roccelletta di Borgia che lo invitavano, per esempio, a non essere abitudinario per ragioni di sicurezza, ad avere un comportamento meno impulsivo.
Gli investigatori registrano una dazione di denaro da parte di Guarnieri a Francesco Gualteri e nel 2016 l’allora 22enne fa bonificare la propria auto dalla quale viene rimosso un sistema di intercettazione ambientale.
Condivisione del programma criminale
Secondo il gup che lo ha condannato in primo grado, Andrea Guarnieri ha avuto «un ruolo operativo all’interno del sodalizio, avuto riguardo alla sua piena, costante e stabile disponibilità ad operare sotto le direttive del vertice, dimostrando la consapevole e convinta condivisione del programma criminale, nonché assicurando il suo apporto logistico e funzionale ai vertici del sodalizio Gualtieri e Abbruzzo e concorrendo, in questo modo, a conservare cd esaltare l’operatività della cosca». C’è da stabilire, ora, cosa ha raccontato di sé e del resto del sodalizio il nuovo collaboratore, un giovane che di cose ne ha viste e ne ha sentite tante.