Il procuratore capo di Catanzaro è intervenuto a Otto e mezzo su La7. Intervistato da Lilli Gruber è tornato sulla bocciatura del Csm alla guida della Direzione nazionale antimafia. Poi rivela: «Dopo le nuove minacce di morte Draghi e Cartabia non mi hanno chiamato»
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È il solito Gratteri. O forse no. Stasera ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su la7, il magistrato antimafia più famoso d’Italia, il procuratore capo di Catanzaro, ha risposto al fuoco di fila di domande della giornalista affiancata dal collega Massimo Giannini, direttore de La Stampa. Inevitabili le domande sulla bocciatura alla guida della Direzione nazionale antimafia, dove alla fine è andato Giovanni Melillo, procuratore capo di Napoli, che l’ha spuntata nella votazione finale del Consiglio superiore della magistratura.
«Le è dispiaciuto?», gli chiede Gruber. Gratteri prima ci gira intorno tessendo le lodi di Melillo, poi ammette. «Sì, ci sono rimasto male. Credo di essere il magistrato con maggiori competenze internazionali sulla lotta alla mafia».
Poi la dichiarazione che rende ancora più evidente la sua amarezza: «Per la ‘ndrangheta ora sono un perdente». Ma non è una dichiarazione di resa, come qualcuno in maniera superficiale potrebbe credere. Perché Gratteri snocciola l’elenco di chi lo stima e lo “protegge”: i carabinieri, la polizia giudiziaria, ma soprattutto la gente, i calabresi. E poi il team investigativo che lo affianca: «Magistrati fantastici».
Ma l’ombra che incombe sul magistrato più famoso d’Italia è ampia e Gratteri la evidenzia rispondendo a una domanda secca della Gruber: «Dopo le nuove minacce di morte chi l’ha chiamata? Draghi? Il ministro Cartabia?», chiede la giornalista di La 7 alludendo alle indiscrezioni dei servizi segreti sudamericani secondo i quali un attentato sarebbe in preparazione. «Nessuno», risponde secco Gratteri, lasciando perplessi i suoi intervistatori.
Duro il giudizio sul presidente del Consiglio: «Draghi? Non pervenuto sui temi della giustizia e della sicurezza – dice Gratteri -, mi sembra solo un buon esperto di finanza ma sul resto non tocca palla, e se lo fa mi preoccupa ancora di più, perché non capisce che facendo così sfascia tutto».
Tornando sulla bocciatura del Csm, il procuratore capo di Catanzaro evidenza che è stato penalizzato dalla mancata iscrizione a una corrente della magistratura: «Chi è iscritto a una corrente è molto, molto avvantaggiato. Io questo già lo sapevo ma ho fatto la scelta di non iscrivermi. Io non conosco nemmeno il 50% dei membri del Csm, non li riconoscerei nemmeno per strada, perché non li frequento. Io ho fatto domanda alla procura antimafia perché pensavo di avere l'esperienza necessaria, facendo da sempre contrasto alla criminalità organizzata: non esiste nessun magistrato al mondo che abbia fatto più indagini di me sulle mafie».
Le parole più toccanti alla fine, quando Lilli Gruber gli chiede se ha paura: «Sì, ho paura. Ma cerco di addomesticare la paura e ragionare con la morte. Se mi fermo mi sento un vigliacco, e non ha senso vivere da vigliacco».