«I fuori ruolo sono ancora una volta privilegiati in questa riforma, cioè quei magistrati che lavorano al ministero, distaccati agli organi costituzionali o internazionali, pur costituendo una grave anomalia in una situazione di scopertura di organico». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, nel corso di un'audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera in merito allo schema di decreto legislativo sulla riforma ordinamentale della magistratura. «Malgrado l'ultima riforma abbia ridotto di poco meno di 20 unità i magistrati fuori ruolo, io penso che debba essere ancora più stringente la possibilità - ha spiegato Gratteri - considerato che mancano 1.700 magistrati in pianta organica. Quindi si potrebbe ridurre ancor di più il numero dei “fuori ruolo” e quello che stanno facendo oggi i magistrati fuori ruolo potrebbero farlo molto bene i magistrati in pensione, come ad esempio per la Scuola superiore della magistratura. Anziché ammazzarsi per nominare magistrati in servizio ci sono tanti magistrati di altissimo livello, da tutti i punti di vista sul piano morale, etico e tecnico giuridico in pensione che potrebbero essere utilizzati e far continuare i magistrati a scrivere sentenze o fare i pubblici ministeri».

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«La legge delega nel regolare l'accesso alla magistratura prevede che la Scuola Superiore organizzi dei corsi di preparazione, dilatando l'attività della scuola stessa dalla formazione dei magistrati in servizio a coloro i quali aspirano a diventarlo. È una proposta evidentemente eccentrica rispetto alle finalità della Scuola», ha detto ancora Nicola Gratteri. «Per le nomine della Scuola Superiore della magistratura - ha proposto Gratteri - si potrebbe ricorrere a sorteggio tra i magistrati in pensione».

Gratteri boccia la riforma del Consiglio giudiziario

È totale la bocciatura da parte del procuratore di Napoli sulla riforma del Consiglio giudiziario nella parte in cui prevede la partecipazione degli avvocati alle valutazioni sui pareri per gli avanzamenti di carriera e sugli incarichi direttivi e semidirettivi dei magistrati. «Con il controllo degli avvocati su magistrati cosa pensate di ottenere in più? L'Europa ci chiede maggiore efficienza e velocità, non maggiore controllo su chi amministra la giustizia», ha osservato Gratteri nel corso dell'audizione. A preoccuparlo è il "potere" conferito agli avvocati sui magistrati. 

«Si sottopongono al giudizio degli avvocati magistrati che, magari, il giorno prima hanno dato torto al cliente dell'avvocato portavoce del Consiglio dell'Ordine o al presidente di esso o a uno dei consiglieri. In ogni caso vi potrebbe essere un condizionamento implicito del magistrato, consapevole della sottoposizione al giudizio degli avvocati. Inoltre potrebbe far sorgere dubbi sull'autonomia e terzietà del giudice in processi nei quali sarebbe coinvolto l'avvocato componente del Consiglio giudiziario. Di riflesso si vulnerebbe il principio di autonomia e terzietà del giudice anche e solo sotto il profilo dell'immagine. Si obietta che il Csm è composto anche da avvocati, dimenticando che durante il mandato consiliare gli avvocati sono sospesi per legge dall'esercizio della professione». 

Gratteri: dalle Camere penali in Calabria critiche senza che avessero letto le carte

Gratteri ha quindi fatto riferimento a casi di vita professionali vissuti per sottolineare la necessità di tenere gli avvocati fuori dal Consiglio giudiziario: «In Calabria mi è capitato più volte di arrestare avvocati, anche di caratura nazionale e con incarichi pubblici, e in queste situazioni ti trovi ad essere criticato dalla Camera Penale, senza che vengano neanche lette le migliaia di pagine dell'inchiesta». Quindi ha rivolto una stoccata al mondo politico: «Non capisco tutto questo grande controllo che la politica vuole apportare sui magistrati, come qualcosa di punitivo».