L'ex sindaco di Pianopoli, Rodolfo Cuda, scrive a Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro. Riportiamo il contributo integrale. 

«Esimio dott. Gratteri,

non ho mai avuto l’onore ed il piacere di scambiare due parole con lei, una sola volta ho avuto l’onore di vederla passare ed entrare in un bar nei pressi di Locri per consumare fugacemente un caffè.

Lì per lì avrei voluto avvicinarla, presentarmi e congratularmi con lei per il suo impagabile impegno e per ringraziarla di darci la possibilità in quanto cittadini di questa martoriata terra, di vivere un po’ più liberi grazie al suo impegno h24.

 

Non l’ho fatto e non me ne dispiace di aver perduto quella occasione e sa perché?  Avvicinandomi a lei e scambiando anche due parole, le avrei sottratto attimi importanti della sua esistenza che lei stava dedicando ahimè così raramente alla sua persona. Mi sembrava di rubarle attimi sublimi, la degustazione di un caffè che per lei forse in quel momento era il massimo. No, mi sono detto, perché privarlo di un suo piacere così semplice e poi per che cosa? Per dirle “buongiorno dottore, sono Rodolfo Cuda, un emerito sconosciuto che la vuole salutare, la vuole ringraziare per tutto quello che fa per noi”. Lei fra sé e sé sicuramente avrebbe pensato da persona educata: “Ma neanche un caffè in pace si può più degustare?”

 

Ecco dottor Gratteri, per questo non mi pento di aver perso quella occasione, essere lì a due metri da me che con un amico a mia volta degustavo un caffè e non aver avuto l’istinto di avvicinarla e salutarla, per me non è stata un’occasione perduta, bensì rimandata.

Veda dottore le avrei voluto dire fra le tante cose che, il suo impegno verso il governo con quel suo articolo pubblico dove chiede fondi alimentari e sostegno per le imprese, le fa molto onore, ma le volevo pure dire che, non bastano i miliardi, per la verità non tantissimi che il governo stanzia anche se credo li aumenterà. Dottor Gratteri, mi creda, non basterà neanche un’intera manovra di bilancio a risolvere il dramma degli Italiani perché il problema sarà sempre a livello di “alcune Banche”. Lei crede veramente che alcuni istituti di credito siano propensi in un momento così drammatico a voler risolvere il problema di sopravvivenza delle imprese Italiane?

 

No dottor Gratteri, alcuni istituti pur essendo garantiti al 100 per cento dallo Stato, non si contenteranno mai, perché la loro filosofia è e rimane sempre la stessa: forti con i deboli e deboli con i forti. Sa dottor Gratteri quanti dirigenti infedeli ci stanno dentro gli uffici bancari? Sa dottor Gratteri quanti dipendenti sono usurai o comunque collaboratori se non soci di sedicenti tali?

Non tutte le banche saranno felici di fare la loro parte a tasso zero caro e stimatissimo dott. Gratteri, ecco perché l’operazione messa in campo dal governo non avrà l’esito che si spera, che sicuramente spera soprattutto lei. Ha indicato benissimo la strada nei suoi articoli, dare alla gente ed alle imprese di che vivere per toglierli dalla tenaglia della Mafia. Nenni diceva “Diamo alla gente di che vivere e poi gli possiamo parlare di rivoluzione”. Lei non vuole parlare alla gente di rivoluzione ma bensì dargli l’occasione di affrancarsi dal malaffare e dalle grinfie della Ndrangheta.

 

Dottor Gratteri, concludo questa mia lettera augurando a lei ogni bene e, mi creda, scusi se sono ripetitivo, ma non sono dispiaciuto di non averla salutata. Buona Pasqua a lei ed ai suoi cari».

 

*Rodolfo Cuda