Il procuratore di Catanzaro è intervenuto a Piazza pulita, su La7. In merito alla ventilata limitazione nell’uso delle intercettazioni ha sottolineato la confusione che domina il dibattito nazionale. «Per fare chiarezza il ministro Nordio dovrebbe rispondere a una sola domanda: vuole abolirle nelle indagini contro i reati di corruzione?»
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«Il mio sogno è solo un rigo di legge: la riforma Cartabia è abolita». Nicola Gratteri torna a colpire lì dove già da tempo martella, cioè l’abolizione della riforma che porta il nome dell’ex ministro della Giustizia. L’ha fatto stasera da Corrado Formigli, a Pazza pulita, su La7. Per rafforzare la sua opinione ha fatto un esempio: «La riforma Cartabia è in vigore da 27 giorni e non ha aiutato a velocizzare la giustizia, ha solo impedito che si potesse procedere contro alcuni reati. Ad esempio, ho dovuto rinunciare a perseguire una truffa di 2 milioni di euro fatta dalla ‘ndrangheta perché non c’era la querela di parte».
L’altro punto di riferimento delle sue argomentazioni è il ministro in carica, Carlo Nordio, che negli ultimi tempi ha focalizzato la sua attenzione sull’abuso delle intercettazioni investigative: «Su questo argomento sono state dette tante cose – afferma Gratteri -. Lo stesso ministro prima si è spinto avanti, fino a prospettare l’abolizione in alcuni ambiti investigativi perché costerebbero troppo, per poi tornare sui suoi passi. Innanzitutto bisogna spiegare che non è vero che costano troppo, e io di intercettazioni me ne intendo. È da quanto ero il sostituto procuratore di Reggio Calabria, nel 1989, che mi occupo di intercettazioni. A quei tempi intercettare un telefono fisso costava circa 40mila lire al giorno, oggi il costo medio è di 3 euro. Ma comunque, per chiudere al questione, vorrei che si rispondesse a una domanda secca: hanno intenzione di limitare le intercettazioni per i reati di corruzione, concussione e e peculato? Basta un Sì o un No per sciogliere tutti i dubbi, perché questi sono i reati che riguardano principalmente i pubblici amministratori, che emergono durante le indagini di mafia».
Inevitabile la domanda su Matteo Messina Denaro. Quasi retorico l’interrogativo di Fomigli: «È normale che sia rimasto nascosto praticamente a casa sua?». Ovvio, per Gratteri: «I padrini devono stare sul territorio, anche se sono latitanti. Non possono allontanarsi molto perché devono continuare ad amministrare».
Sulla vulgata che la mafia conti ormai poco rispetto alla ‘ndrangheta, il procuratore di Catanzaro indirettamente conferma: «Mentre la mafia era impegnata nella strategia stragista, la ‘ndrangheta è cresciuta specializzandosi nel traffico internazionale di cocaina. Ecco perché secondo me Riina era uno stupido».
Anche sulla necessità di decongestionare le aule di giustizia, Gratteri rimarca la sua opinione, più volte già espressa su questo tema: «Non serve depenalizzare i reati – ribadisce, dichiarandosi assolutamente contrario alla liberalizzazione delle droghe leggere -, ma bisogna reclutare più magistrati, fare i concorsi, chiudere i piccoli tribunali e informatizzare tutto il sistema».